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AbruzzoLive intervista lo scrittore pescarese Vincenzo Bosica

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
12 Aprile 2016
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uomoPescara. Chi ha detto che nella nostra regione non ci sono scrittori emergenti di spessore? Vincenzo Bosica (Pescara, 1977) grafico pubblicitario, appartiene proprio a questa categoria.
Inizia pubblicando un racconto particolare, “Capsule”, caratterizzato da uno stile ironico e nichilistico, quasi un saggio sull’odierna scienza. Spronato dagli unanimi consensi di critica e pubblico conseguiti dal racconto, Vincenzo realizza il suo primo romanzo, “IRREGOLARE”, ambientato in un futuro non troppo distante e per nulla inverosimile, frutto di una attenta analisi di tutto quello che ci circonda.
Infine, nel 2013, dimostra la propria ricchezza di stile dando alle stampe “L’UOMO PERFETTO”, un romanzo a metà tra il sentimentale e l’ironico.
Ecco dunque l’intervista a Vincenzo Bosica.

Ciao Vincenzo, benvenuto sul sito “Abruzzo Live”.
Cominciamo subito con l’intervista. Tu ormai scrivi da molti anni e sei uno degli autori migliori della scena abruzzese. Cosa significa per te essere uno scrittore?
Salve, ti ringrazio innanzitutto per avermi annoverato tra i migliori. Prima di procedere mi permetto di giocare con te e i lettori. Non essendo la mia prima intervista, reputo interessante trasmettere sempre in qualcosa di nuovo. A ogni domanda lascerò che i miei emisferi cerebrali rispondano distintamente. La verità sta nel mezzo, o forse no. Forse barcolla tra i due emisferi cadendo a destra e manca a seconda della tostatura dei chicchi di caffè che servono al bar o del tasso di umidità giornaliera. O Forse, semplicemente non c’è una verità assoluta.

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Mi chiedevi sul significato essere uno scrittore…
Parte sinistra (il bacchettone analitico e razionale): essere uno scrittore è un mestiere alienante ma socialmente appagante perché mi consente di raggiungere e conoscere persone accomunate dalla passione della lettura.
Parte destra (l’artista creativo e intuitivo): essere uno scrittore è un po’ come essere qualcuno con la testa sempre tra le nuvole. Pensi, decidi, agisci pensando sempre a come riuscire a trasmettere quello che senti attraverso la scrittura.

Tu hai cominciato con il racconto “Capsule”. Quello è stato effettivamente il tuo primo prodotto, oppure scrivevi già da prima?
Sinistra: Capsule è stato il primo racconto ufficiale. In precedenza c’erano stati solo frammenti grezzi di storie mai concluse e poesie. Alcuni di questi frammenti sono poi confluiti in opere successive, incastrandosi al posto giusto come tessere di un puzzle, altri sono ancora nel cassetto, pronti a saltar fuori al momento opportuno.
Destra: ho sempre avuto la mania di annotare brandelli di idee, frasi, conversazioni. Poi mi diverto a metterli insieme come in un puzzle, sfidando me stesso a trovare un filo conduttore capace di legarli insieme in forma compiuta. Capsule non è altro che il primo di questi puzzle che sono riuscito a finire!

Qual è il tuo rapporto con la scrittura?
Sinistra: scrivere è un’attività solitaria che porta a dissociarsi dalla realtà per fluttuare in territori inesistenti. È un passatempo che ben si adatta agli asociali come me.
Destra: scrivere è emozione. Non scrivo per mestiere, ho rifiutato anche dei buoni contratti per evitare di essere costretto a comporre sotto la dittatura di tempi e soggetti, proprio perché reputo la scrittura molto emotiva e non voglio che sia imbrigliata in alcun modo. Scrivo quando lo sento, scrivo per sentire ed esprimere emozioni.

Il tuo primo romanzo è stato “Irregolare”, mentre nel 2013 hai pubblicato “L’uomo Perfetto”. Il primo rientra nel genere fantascientifico, mentre il secondo si potrebbe definire di genere ironico-sentimentale. Cosa ti ha portato a scrivere storie così diverse tra loro?
Sinistra: ho molteplici interessi e un carattere decisamente sfaccettato. Scrivere un solo genere sarebbe stato come essere costretto a recitare la stessa parte per tutta la vita. In futuro ci saranno sicuramente altri “esperimenti”.
Destra: soffro di disturbi di personalità multipla. A volte dormo in piedi dentro un armadio indossando vestiti alla rovescia, altre volte sembro una persona fantastica, a tratti anche normale. Dunque, non mi sembra strano che abbia scritto romanzi così distanti tra loro.

So che per uno scrittore è impossibile scegliere tra le proprie creazioni, ma tra i tuoi scritti ce n’è uno che preferisci?
Sinistra: no, li odio tutti visceralmente.
Destra: no, li amo tutti indistintamente.

Quali autori ti hanno influenzato di più?
Sinistra: non vorrei annoiare i lettori con una lista enciclopedica. Di autori ce ne sono tanti, anche se preferisco lasciarmi influenzare dalle singole opere piuttosto che dai nomi: anche i migliori scrittori, a volte, pubblicano libri su cui non vale assolutamente la pena soffermarcisi troppo.
Destra: l’influenza è totale e continua… ma non parliamo solo di lettura, ma di tutto quello che ci circonda. L’ispirazione arriva da chiunque, ovunque, in ogni modo, non soltanto da un altro scrittore.

Una domanda particolare che faccio sempre. Hai davanti il tuo autore preferito: cosa gli chiedi?
Sinistra: è un grande onore per me conoscerla, posso avere un suo autografo?
Destra: mi piacerebbe scrivere un libro a quattro mani con lei, che ne pensa?

Ora facciamo come a scuola: un argomento a piacere che ti fa scaldare.
Sinistra: fondamentalmente, credo che ogni argomento, trattato attraverso le giuste prospettive, possa offrire spunti tali da farmi “scaldare”.
Destra: il futuro, la morte, la vita, l’inspiegabile, la paura, l’amore.

Hai nuovi progetti in cantiere?
Sinistra: fin troppi. Alcuni sono in una buona fase di sviluppo, altri latitano allo stadio larvale. Avrei bisogno di maggiore serenità e lucidità per portarli a termine nei tempi prefissati. Molto presto ci saranno novità.
Destra: continuare a respirare è il mio primo progetto a breve termine, altrimenti soffocherei. Poi ci sono tutte quelle fastidiose attività quotidiane necessarie per continuare a vivere, tipo fumare, fare sesso, mangiare, mandare a quel paese gli idioti, dormire e via discorrendo. Una volta espletate le cattive e le buone abitudini quotidiane bisogna pensare a come incassare qualcosa per pagare le bollette. Ecco, alla fine arriva il momento per i propri sogni/progetti, che a forza di rimanere compressi dentro la routine giornaliera prima o poi esplodono nella mia testa reclamando il proprio spazio.

A nome di tutto il sito ti ringrazio per l’intervista decisamente particolare. Sei la prova che anche nella nostra regione ci sono ottime penne.
Ora che siamo giunti al termine non resta che svelare ai lettori la vera differenza tra i due emisferi con cui ho giocato nell’intervista. Molti avranno sentito dire che la parte sinistra è analitica, logica, razionale, mentre la destra è creativa, emotiva e artistica. Questa mitica differenziazione arriva dalla lontana Grecia (si, proprio quella Grecia di filosofi e sapienti) e con il passare del tempo le prime evidenze scientifiche hanno corroborato tale distinzione.
Oggi gli strumenti di ricerca neurologici più recenti permettono di monitorare le variazioni dell’attività cerebrale associando determinate aree del cervello in base alle attività svolte. Alla luce di questi ultimi studi, rullo di tamburi, pare che la classica distinzione dicotomica destra / sinistra non valga più, perché i processi analitici e creativi coinvolgono indistintamente diverse aree cerebrali.
Questo significa che tutte le mie risposte sono…una farsa? Un gioco? Un esperimento?
La verità sta nel mezzo, o forse no. Forse si trova nel grado di tostatura dei chicchi di caffè che servono al bar o nel tasso di umidità giornaliera. O Forse, semplicemente non c’è una verità assoluta. @AndreaMicalone

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