Pescara. Nel 2011 il miracolo targato Zeman, che con il Pescara conquistava una storica promozione in Serie A vincendo il campionato cadetto e lanciando nel calcio che conta gente come Insigne, Verratti e Immobile. In particolare, il centrocampista passava dalla B alla Ligue 1, al Psg. Il solito spumeggiante gioco del boemo aveva reso il Pescara una squadra bellissima da vedere e, soprattutto vincente. Quella stagione gli valse la panchina della Roma, di nuovo una grande chance, dopo anni. Le cose andarono non così male, ma nemmeno bene, tanto che arrivò l’esonero a metà stagione.
Fece in tempo a lanciare giovani oggi protagonisti in Europa, Marquinhos e Lamela su tutti, generando clamorose plusvalenze in favore della società giallorossa. Quando Zeman è tornato a Pescara, lo scorso anno, lo face con un clamoroso debutto in casa contro il Genoa, battuto 5-0. Il Pescara sino ad allora non aveva mai vinto e convinto: fu il tempo di un’illusione, con la retrocessione degli abruzzesi. Il Presidente Sebastiani ha deciso di puntare su di lui per ripartire e, almeno l’inizio di questo imprevedibile campionato di Serie B, sembrava promettente.
Poi la brusca frenata, la discesa in classifica, pur coerente coi numeri che fanno parte da 50 anni quasi del calcio di Zeman. Fuori dalla zona playout ma solo per differenza reti, con la quarta peggior difesa del campionato ma il terzo migliore attacco. Sempre coerente con sé stesso il boemo, non vince da tre partite e la sua panchina comincia lentamente a traballare. Una fiducia che rimane, forse figlia del credito storico di cui vanta, ma che prima o poi non basterà. Anche se, in un torneo così equilibrato, il Pescara pur quint’ultimo è solamente a sei punti dalla zona playoff, quell’ottava piazza oggi occupata dal Venezia.
Uno studio pubblicato su Sports Bwin ha rivelato come spesso le seconde stagioni degli allenatori confermati sulla medesima panchina comportino un peggioramento dei risultati ottenuti. Più tempo per conoscere la rosa, diffondere i propri concetti e programmare un progetto tecnico e tattico non sono sempre sinonimo di vittoria. Dei 191 allenatori presi in esame, solamente 71 hanno migliorato lo score dell’anno precedente. In questo è invece un maestro Mourinho: le sue seconde annate al Porto, Inter, Real Madrid e Chelsea hanno sempre portato grandi risultati sia in ambito nazionale che, soprattutto, internazionale.
La statistica che invece viene in soccorso di Zeman riguarda lo studio condotto su tutti quegli allenatori che invece sono stati confermati al secondo anno, dopo essere subentrati a stagione in corso in quella precedente. Per loro, come per il boemo, esistono alte chance di ottenere ottimi risultati. Il Pescara gode di una buona rosa, condita da un mix di esperienza e soprattutto di giovani talenti, terreno fertile del boemo per sviluppare al meglio le proprie idee.
Il campionato degli abruzzesi ad oggi non si può certo definire in linea con le aspettative, considerato il quint’ultimo posto, ma la zona playoff non è distante e la concorrenza di enormi piazze è grande: Bari, Palermo, Parma, Empoli e Venezia godono di budget maggiori e rose decisamente più attrezzate. D’altronde, anche nel magico 2011, Zeman ci mise quasi 6 mesi per cominciare a scalare la classifica.