
“A questa si aggiungono situazioni paradossali, come quelle di lavoratrici che, a causa di cavilli burocratici di cui l’azienda non si è minimamente interessata, non riescono ad accedere al sistema di ammortizzatori sociali Naspi rimanendo legate a quello della Fis, pagata poco e male. Una situazione non più sostenibile a fronte della quale è auspicabile che la committenza Wind3 incontri le parti sociali al più presto e intervenga prontamente per mantenere i livelli occupazionali e affinché la commessa ritorni all’Aquila, garantendo serenità e certezze a donne e uomini di un territorio che ha già scontato gli effetti fortemente negativi della crisi economica legata al sisma del 2009, amplificati ulteriormente dalla pandemia da coronavirus”, conclude Biondi.