L’Aquila. “Il numero degli anticorpi non è direttamente proporzionale all’immunità. In realtà è uno degli aspetti dell’immunità e quindi riducendosi non è detto che non ci sia una buona memoria immunologica”, questo ha dichiarato l’immunologo clinico, Francesco Le Foche commentando le conclusioni del comitato scientifico consultivo della Food and Drug Administration (Fda), l’agenzia federale Usa preposta alla sicurezza dei farmaci, che si è espresso a favore della terza dose Pfizer solo dai 65 anni in su e per i più vulnerabili.
Le Foche dice, da parte sua la Fda, da un punto di vista di una “valutazione puramente immunologica”, prosegue Le Foche che aggiunge: “attenzione siamo in una condizione in cui l’immunità con 2 dosi è molto buona e non permette la malattia grave, quindi si valuti bene se i soggetti sani al di sotto dei 65 anni devono fare la terza dose o meno, oppure basta l’immunità che
abbiamo”. Israele invece, ricorda Le Foche, ha deciso per la terza dose. Ora dai 40 anni ma si pensa di abbassare l’età a 30, con una somministrazione che è arrivata a 2,8 milioni di israeliani. Guardando all’Italia, la terza dose riguarda dal 20 settembre fragili, poi Rsa, sanitari a rischio di maggiore esposizione, ricorda Le Foche che sui possibili richiami dopo quello del prossimo anno sottolinea: “Si valuterà se effettivamente dopo il richiamo andrà fatto ogni anno, o dopo 2 anni dopo 5 o dopo 10. Ancora non siamo in grado di poter dire questo”.
Inoltre aggiunge: “Credo che da questa pandemia grazie ai vaccini e al grande impegno del Ssn nonché a un comportamento piuttosto responsabile di tutti gli italiani ne siamo quasi usciti”. E sottolinea che in questo periodo le persone che arrivano al ricovero “sono quasi esclusivamente non vaccinati mentre c’è anche una piccola quota di ultra 80enni, con molte comorbidità e una piccola quota di soggetti immunologicamente fragili e per questo motivo queste due fasce di popolazione sono state inserite da subito nella terza dose”.