Pescara. Risultati migliori delle previsioni attese: “Mi aspettavo numeri peggiori. All’inizio della campagna c’era un 33% che era determinato a non farsi il vaccino”; poi di quel 31,4% per cui il vaccino è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie, come emerso dall’ultimo rapporto Censis “perchè ancora non siamo riusciti a spiegare dove finisce la sperimentazione e dove è normale osservazione su grandi numeri, adesso siamo a un 15/12 per cento, quindi tra ‘sì è sperimentale ma lo faccio lo stesso’ c’è stato un guadagno”. Così a Mezz’ora in più su Rai3 il consulente scientifico del commissario Figliuolo, Guido Rasi secondo il quale “il problema è serio perchè non siamo mai riusciti ad anticipare le decisioni prese sulla campagna con una narrativa del perché si prendeva la decisione”.
E Rasi ha ricordato quando a maggio del 2020 scrisse a “tutti i governi europei quali sarebbero stati i problemi di questo vaccino che non può coprire, per sua natura, completamente la trasmissione virale e l’infezione anche nei vaccinati. È una narrativa che si poteva coprire. Ma la cosa più grave”, prosegue Rasi, “è un background che innesca una catena sulla quale poi si arriva al 30%. C’è necessità di riposizionare e ridare credibilità alla scienza, con tutte le colpe anche della comunità scientifica”, insiste Rasi. Oggi c’è una “narrativa recente che si è sviluppata dopo dieci anni di contro narrativa, o per lo meno di narrativa libera, non gestita”. Quindi il ruolo dei social media ma anche l’importanza di bilanciare l’informazione per esempio “quando si fanno vedere gli effetti collaterali ad alto impatto emotivo e non si dice che per uno di questo ce ne sono dieci a testa in giù che stanno morendo con il casco”.