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Una quasi sconosciuta alla porta di casa: elzeviro sulla lingua italiana dalle origini alla modernità

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
17 Marzo 2019
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Pescara. I tempi d’oro della lingua italiana sembrano essere tramontati per sempre: Dante e Petrarca, i poeti che più hanno lasciato un’impronta stilistica sul nostro idioma, consacrando culla della cultura la zona settentrionale dello stivale, sono solo un lontano, dolce ricordo, insieme alle loro opere, la “Divina Commedia” e il “Canzoniere”, nonostante tutto, ancora vivi nella mente dei più colti estimatori.

E che dire del veneziano Pietro Bembo, autore delle “Prose della volgar lingua” e fondatore del cosiddetto “purismo” letterario?

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Oggi, complici internet, sms, social network e imponenti flussi migratori, la parola d’ordine è “brevità”: termini accorciati e contratti per guadagnare tempo e spazio sulla tastiera (“perché” diventa “xkè”, “comunque” si trasforma in “cmq”, “ti voglio bene” è mutato in “tvb” ecc.). Non dimentichiamo, inoltre, il confuso smarrimento degli studenti riguardo l’uso del maltrattato congiuntivo; o gli accenti posizionati laddove scatenano un forte, allergico disgusto tra i cultori della lingua più intransigenti (come “stà”, “dò”, “fà” ).

Anche la coniugazione dei verbi “essere” ed “avere” subisce, al tempo presente, un trattamento impietoso: spesso e (mal)volentieri, “c’è”, nel senso di “si trova”, si tramuta in “ce”, o la mutina “h”, insegnata con tanta pazienza dai maestri elementari, viene misteriosamente omessa, cosicchè “ho”, nell’accezione di “possiedo”, può, con imprudente nonchalance, virare verso il pericolosissimo “o”.

Anche gli influssi stranieri contribuiscono al progressivo accantonamento quotidiano di parole italiane: “happy hour” al posto di “aperitivo” o “gossip” per il “pettegolezzo”.

Le statistiche dimostrano un preoccupante, crescente analfabetismo di ritorno, che si manifesta negli errori/orrori ortografici, nella difficoltà di comprensione di un brano o nell’ignoranza semantica riguardante alcuni vocaboli. Dal 1996 l’Accademia della Crusca, vera e propria istituzione in materia, ha un sito web dove ha reso disponibili strumenti digitali e database per ricercatori, amanti e curiosi, oltre alle sezioni “La Crusca in Rete” e “La Crusca Scuola”.

Gli strumenti esistenti per colmare lacune o per perfezionare il proprio bagaglio intellettuale, magari messo a repentaglio da magnanime promozioni scolastiche, regalate da docenti troppo elastici, sono disparati. Basterebbe riscoprire il piacere donato dalla compagnia di un amico fedele, un buon libro: secondo un sondaggio dell’Aie, Associazione italiana editori, il 60% degli italiani non legge neanche un libro all’anno! Che fine farà uno dei nostri pochi orgogli, quello di essere la patria dell’arte e della letteratura? Come direbbe Alessandro Manzoni, “Ai posteri l’ardua sentenza”.

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