Pescara. Coprifuoco di 35 ore a Kiev e nella regione dopo i bombardamenti russi che nella notte hanno colpito un centro commerciale, con almeno otto morti. Secondo Mosca nel centro commerciale era stata collocata una batteria di lanciamissili e un deposito di munizioni. Le vittime tra i civili nella città di Mariupol sono oltre oltre 3.000 e, secondo il comandante del distaccamento di Azov, Prokopenko, “molti cadaveri restano insepolti per le strade”.
Le truppe russe hanno aperto il fuoco su un ospedale pediatrico a Severodonetsk, nel nord est dell’Ucraina. Lo ha detto il capo dell’amministrazione militare regionale di Lugansk, Sergey Gaidai, su Telegram, secondo quanto riferisce Ukrinform. “I russi hanno aperto il fuoco su un ospedale pediatrico a Severodonetsk – ha scritto -. Il tetto ha preso fuoco. Fortunatamente, i piccoli pazienti, le loro madri e il personale sono stati tempestivamente evacuati. Il governatore ha aggiunto che nella regione di Lugansk, sono state bombardate oggi le città di Severodonetsk, Rubizhne, Lysychansk, Popasna, Novodruzhesk e Toshkivka. L’agenzia riferisce anche i russi hanno sparato quattro missili nella regione di Rivne, ma non si sa ancora se ci sono state vittime.
Proseguono senza progressi le trattative fra Mosca e Kiev. Sono durati un’ora e mezzo ieri i negoziati tra le delegazioni ucraina e quella russa, e continuano adesso nel formato dei gruppi di lavoro. “La Russia non è seria riguardo ai colloqui di pace” ha detto il portavoce ucraino, Rodnyansky. Lo stesso Zelensky poi, dopo aver respinto l’ultimatum di Mosca sull’evacuazione da Mariupol, ha introdotto un elemento importante sul negoziato che potrebbe complicare ancora di più la soluzione: ogni eventuale accordo con la Russia sarà sottoposto al voto degli ucraini. “I compromessi nei negoziati saranno decisi con un referendum in Ucraina. In particolare, possono essere poste ai voti le garanzie di sicurezza e lo status dei territori temporaneamente occupati delle regioni di Donetsk e Lugansk e della Repubblica autonoma di Crimea” .Il portavoce del Cremlino, Peskov, ha detto, riferendosi alla possibilità di un incontro tra Putin e Zelensky, che “sarebbe importante che Kiev si rendesse più disponibile”. “Organizzare un incontro tra i presidenti richiede un accordo sui possibili risultati dei colloqui, ma le parti attualmente non hanno nulla da mettere sul tavolo”. Oggi un’ora e mezzo di colloqui per poi proseguire con i gruppi di lavoro.
Sale intanto la tensione tra Russia e Stati Uniti. Una durissima protesta di Mosca è stata recapitata a Washington tramite i canali diplomatici per gli “inaccettabili” commenti del presidente Joe Biden su Vladimir Putin, definito nei giorni scorsi “un dittatore assassino e un criminale di guerra”. Mentre il presidente americano si sta preparando ad una complessa trasferta sul suolo europeo che lo porterà anche in Polonia, a Mosca il ministero degli Esteri russo ha convocato l’ambasciatore americano John Sullivan per rappresentargli l’ira di Putin per dichiarazioni giudicate “indegne” dal Cremlino. Quelli usati da Biden, hanno attaccato i russi, sono toni “inaccettabili”, soprattutto se si considera che si tratta di giudizi indirizzati al più alto livello, cioè presidenziale. Lapidaria la replica del segretario di Stato americano Antony Blinken, attraverso il suo portavoce: è “incredibile” sentir parlare di “commenti inaccettabili da parte di un Paese che sta perpetrando violenze atroci sui civili”.
Che lo scontro tra le due superpotenze stia crescendo lo dimostra anche il nuovo allarme lanciato da Washington sulla possibilità che la Russia lanci un cyber attacco in grande stile contro gli Stati Uniti. “Se la Russia farà un cyber attacco contro di noi, gli Usa risponderanno”, ha replicato la Casa Bianca. Nonché l’annuncio americano che conferma che saranno forniti all’Ucraina altri sistemi anti-missili, inclusi quelli di fabbricazione sovietica. “Esattamente quelli di cui hanno bisogno”, ha osservato il portavoce del dipartimento di Stato americano Ned Price. Nelle stesse ore della protesta russa il presidente statunitense consultava i suoi alleati europei. Una conversazione di un’ora con il premier britannico Boris Johnson, quello italiano Mario Draghi, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron per ribadire – ha fatto sapere Palazzo Chigi – l’assoluta necessità di mantenere una piena unità d’intenti in questa fase delicatissima del conflitto.
Gli Usa esprimono “profondo apprezzamento per la leadership dell’Italia e il suo impegno per il popolo dell’Ucraina”. Lo si legge in una nota dell’ambasciata Usa a Roma. “Contrariamente a recenti commenti falsi e senza fonte – si afferma – l’Italia continua a dimostrarsi un forte esportatore di sicurezza e un importante contributore della Nato sui fianchi est e sud dell’Alleanza. Il Dipartimento della Difesa apprezza i contributi significativi dell’Italia all’Ucraina e a sostegno dell’Alleanza. Gli Usa continueranno a lavorare con alleati e partner sui futuri impegni verso l’Ucraina in questa momento critico della sicurezza europea”. E c’è attesa per l’intervento in videocollegamento a Montecitorio del presidente ucraino Zelensky, che sarà visibile in Aula dai due grandi schermi laterali dell’Emiciclo. Dopo Zelensky interverrà anche il premier Draghi. Fra le fila dei parlamentari non mancano le voci critiche, fra chi ha chiesto che venga ospitato anche Vladimir Putin e chi ha annunciato che diserterà la seduta.
Intanto Il nuovo pacchetto di sanzioni arriverà al vertice dei capi di Stato e di governo del 24 marzo ancora privo di una delle sue armi più potenti: l’embargo sul petrolio russo. Il Consiglio Esteri non è riuscito a trovare un accordo, diviso tra i falchi che vogliono colpire di più e i Paesi più energicamente dipendenti dai combustili russi. La questione sarà affrontata dai leader ma sembra esclusa l’adozione formale delle nuove misure. L’intesa tra i 27 è invece arrivata sulla cosiddetta Bussola strategica, che consentirà all’Unione di rafforzare la propria sicurezza e la politica di difesa, dispiegando fino a 5.000 militari addestrati, tra le altre cose, ad evacuare cittadini europei da zone a rischio o di portare sostegno medico.