Pescara. Sono partite le preannunciate operazioni di trasferimento di profughi ucraini dai territori a più alta concentrazione, come Rimini, che conta ufficialmente circa 3.000 persone fuggite dalla guerra. Ma la maggior parte di loro non vuole lasciare la provincia romagnola, dove è presente una comunità ucraina di 5.000 persone, perché qua ha amici e parenti.
A portare alla luce il caso, gli albergatori dell’associazione Riviera Sicura che si è adoperata, sin dalle prime ore dell’emergenza umanitaria, ad accogliere gratuitamente i profughi in 13 strutture ricettive riminesi. Ad oggi sono 700 quelli da loro ospitati. Sabato mattina i pullman erano pronti a trasferire i primi 400 profughi dagli hotel verso sette regioni italiane (Liguria, Piemonte, Molise, Abruzzo, Marche, Basilicata e Puglia) su disposizione del Ministero dell’Interno.
“L’opera di convincimento dei volontari”, raccontano dall’associazione, “ha però fatto sì che in 128 accettassero il trasferimento, ma quasi 700 hanno rifiutato categoricamente spiegando che erano giunti a Rimini per ricongiungimento con familiari o amici”. A confermare le difficoltà dell’operazione, la prefettura stessa. “Il risultato era assolutamente scontato fin dalla vigilia”, sottolineano gli albergatori. A scoraggiare ulteriormente il cambio di alloggio, le foto e i video inviati da chi ha accettato il trasferimento e circolati sulle chat di profughi e albergatori che ritrarrebbero “sistemazioni precarie, sporche, infestate da insetti”.