Teramo. Indagine inquinata e presunte prove costruite da un sodalizio di carabinieri e magistrati. La denuncia arriva dall’Unac, il sindacato dei carabinieri e militari che ha preso una posizione dura nei confronti della magistratura e dell’Arma dei carabinieri di Teramo. La denuncia è stata depositata ieri in Questura e si riferisce ad un’inchiesta sul traffico di droga nella costa teramana che ha coinvolto un carabiniere, allora in servizio alla stazione di Tortoreto, sua moglie ed anche un poliziotto della zona in servizio nelle Marche. Il carabiniere, ora in congedo, è ancora gravato da una misura cautelare.
Il sindacato, inoltre, fornisce anche i nomi dei carabinieri finiti nell’esposto-querela. Si tratta di sette agenti “tutti appartenenti ai reparti dell’Arma e al Nucleo Investigativo di Teramo citati per abuso d’ufficio, calunnia, omissione in atti d’ufficio, falso ideologico, diffamazione, violenza privata, omissione di soccorso, minaccia, abuso commesso da pubblico ufficiale”.
“Doveva essere l’indagine del secolo in materia di spaccio di stupefacenti, ma alla fine si sta rivelando una bolla di sapone”, si legge in una nota ufficiale diramata dall’Unac. “Mesi e mesi di intercettazioni telefoniche, pedinamenti, indagini satellitari e interrogatori che non hanno portato a nulla. Sequestri di stupefacenti, zero. Prove raccolte, zero a parte qualche delazione del solito pentito, peraltro prive di riscontri oggettivi. Atti persecutori, diffamatori e denigratori nei confronti del carabiniere e del suo intero nucleo familiare. Un poliziotto indagato ma graziato dalle misure cautelari, altri carabinieri menzionati dai delatori, ma neppure sfiorati dalle indagini”.
“Tutto questo emerge dagli atti processuali appena acquisiti dopo la conclusione dell’indagine della procura di Teramo, tanto che quei magistrati sono stati segnalati anche al CSM per le ipotesi di violazione del decreto legislativo. Tanto è stato riportato in una dettagliata denuncia querela depositata in questura”, scrive ancora il sindacato, “comprensiva di prove inconfutabili, sperando che la magistratura possa fare questa volta il suo corso e non insabbiare la triste vicenda subita dalla famiglia di un carabiniere e sua moglie, perseguitati dagli stessi colleghi e magistrati compiacenti, probabilmente tratti in errore dalle false attestazione contenute nelle innumerevoli annotazioni di Polizia Giudiziaria depositati”.