L’Aquila. “Oramai da qualche anno la classe politica, anche ai massimi livelli e senza distinzioni d’appartenenza, assume posizioni di aperta ostilità fondate sulla convinzione che il giudice amministrativo tenda ad erodere indebitamente la sfera della discrezionalità della pubblica amministrazione, sia troppo propenso ad accogliere le ragioni dei ricorrenti, sia causa della crisi dell’azione amministrativa, costituisca addirittura un freno allo sviluppo economico”.
E’ uno dei passaggi della relazione del nuovo presidente del Tribunale amministrativo regionale per l’Abruzzo, Umberto Realfonzo, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2018, nella sede regionale dell’Aquila. In prima fila tra gli altri il presidente della Regione, Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia.
E’ stata l’occasione per fare il punto sull’attività dell’organo di giurisdizione amministrativa, competente a giudicare sui ricorsi, proposti contro atti amministrativi, da privati che si ritengano lesi un proprio interesse legittimo, composto da giudici amministrativi di primo grado, le cui sentenze sono appellabili dinanzi al Consiglio di Stato. In tal senso, Realfonzo ha reso noto che nel 2018 a fronte di 524 ricorsi sono state emesse 436 sentenze. I decreti decisori sono stati 128 r i decreti collegiali 44. Dalla relazione è emersa una diminuzione delle pendenze rispetto all’anno precedente, nonostante che dal 2016 il numero dei togati assegnato alla sezione abruzzese del Tar sia diminuito di due unità.
“Il giudice amministrativo finisce per creare molti scontenti e si trova, di conseguenza, inevitabilmente esposto al fuoco incrociato della classe amministrativa, dei titolari di interessi privati e dei rappresentanti di quelli collettivi – ha continuato il nuovo presidente del Tar che ha respinto al mittente le accuse della classe politica sottolineando che “nei cupi scenari che riguardano nazioni vicine, il ricordo della tremenda forza d’urto dei regimi totalitari del secolo scorso, deve farci ricordare che il sindacato giurisdizionale sull’operato del potere è il fondamento dello stato di diritto, e che il rispetto dei limiti ordinamentali della sovranità assicura l’effettività della tutela degli interessi legittimi di tutti noi”.
Per Realfonzo, “non mancano i casi di pubblica amministrazione il cui l’agire è illegittimo, capzioso, equivoco, contraddittorio, e viola i canoni dell’imparzialità, e di buona amministrazione. In questi casi è evidente che il giudice debba farsi carico di assicurare l’effettività della tutela e garantire il corretto esercizio dei pubblici poteri”.