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Shoah, come dire l’indicibile? L’Aquila ci prova: con musica e poesia

Redazione Cronaca di Redazione Cronaca
28 Gennaio 2016
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L’Aquila. Shoah come “catastrofe”, quella che sconvolse sei milioni di ebrei ed altri nove milioni di “indesiderabili”, reputati da qualcuno come indegni di esistere. La città capoluogo d’Abruzzo, come tante altre in Italia e nel mondo, non ha dimenticato. E’ per questo che ieri ha reso loro omaggio in un bellissimo incontro all’Auditorium del Parco, organizzato da Università e Comune dell’Aquila e sostenuto dalla Fondazione Carispaq. “L’eccesso di memoria”, riflette il professore universitario Massimo Fusillo, citando nel suo intervento il collega Carlo De Matteis, “può essere pericoloso, P1030260può portare ad una mistificazione, a una sacralizzazione eccessiva. (…) Questo porta non a vivificare la memoria, ma a spegnerla”. La sfida di ricorrenze come il “Giorno della Memoria”, infatti, è proprio quella di ridare nuova vita, in vesti diverse e sempre nuove, a ciò che è stato, a ciò che non può essere dimenticato. Il rischio di banalizzazione, o di una sorta di “paura” dell’indicibile, è sempre dietro l’angolo. Come raccontare allora le storie di questi esseri umani? Come tramandarne il ricordo? Ad esempio, eseguendo le musiche o leggendo i testi di chi, come Yitzhak Katzenelson e Pavel Haas, lo sterminio lo ha vissuto. Concepire musica e poesia quali codici universali per descrivere la tragedia. E’ quello che hanno fatto l’Officina Musicale con archi e fiati, l’attore aquilano Claudio Marchionne nelle parole del “Canto del popolo massacrato” e le note di fisarmonica di Filippo Morelli, ad accompagnare la voce di Andrea Bartolomeo, davanti ad un pubblico numeroso. L’assessore comunale Elisabetta Leone ha portato invece l’attenzione sulla tensione politica di questi giorni dovuta alla questione migranti: quello che definiamo oggi un “orrore”, un terribile sbaglio da non ripetere, sta lasciando la sua eco in un nuovo, pericoloso “rigurgito di nazionalismo”. Un problema, quello del “diverso”, più attuale che mai. “Il Dipartimento di Scienze Umane è stato l’anima di questa iniziativa e di tante altre che facciamo, quindi li ringrazio personalmente”, è il commento di una soddisfatta Paola Inverardi. @DiegoRenzi

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