L’Aquila. Si sta sciogliendo, e inesorabilmente. Il Calderone, considerato tradizionalmente il ghiacciaio più meridionale del mondo, unico nell’Appennino, riesce a ripararsi a fatica dai colpi del riscaldamento globale. A confermarlo è l’aggiornamento del “Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani” dell’ Università Statale di Milano.
Già nel 2000 la frammentazione del ghiacciaio in due glacionevati non lasciava presagire nulla di buono, ma oggi arriva la conferma. In un confronto con il catasto del Comitato Glaciologico Italiano risalente agli anni ‘60, è stata riscontrata nel Calderone una contrazione areale del 33%. Inoltre rispetto agli inizi del XX secolo si è passati da 0,07 chilometri quadrati di superficie ad un totale di 0,04.
Nonostante la protezione delle due linee di cresta del Corno Grande, nonostante i calcari chiari riflettano parte dei raggi solari (causa del cosiddetto “scioglimento”), il processo sembra essere irreversibile. Parla Claudio Smiraglia, studioso dell’Università di Milano: “Gli scenari per i prossimi decenni sono negativi. Le due piccole placche residue potranno durare a lungo, anche perché in parte protette dai detriti rocciosi che le coprono, ma è molto improbabile che il ghiacciaio si possa ricostituire, a meno di una altrettanto improbabile massiccia inversione dell’attuale tendenza climatica”. E’ questo l’esempio allarmante di uno scenario globale: “Il destino del Calderone sembra segnato, così come quello degli altri piccoli ghiacciai del Mediterraneo” e, conclude Smiraglia, “rappresenta lo scenario a cui sono destinati a fine secolo i ghiacciai delle Alpi Italiane che dal 1960 ad oggi hanno perduto una superficie complessiva di circa il 30%”. (d.r.)