L’Aquila. “Non vorrei che a causa della mancata apertura del reparto di lungodegenza, presso il quale insiste l’avveniristico repartino riservato ai detenuti, non si dia avvio alla procedura di ricovero degli stessi all’interno di tale contesto. Se così fosse sarebbe inammissibile ed alquanto inconcepibile”. Ci va giù duro il vice segretario generale della Uil Pa Polizia Penitenziaria e componente della Uil confederale Abruzzo, Mauro Nardella.
“Forse non ci si rende conto dell’impianto “nitroglicemico” caratterizzante il profilo criminale di coloro i quali”, avverte preoccupato Nardella, “in mancanza dell’attivazione di un idoneo locale verrebbero, così come sinora fatto e nostro malgrado, ricoverati nelle corsie delle varie unità operative ospedaliere”. “Ogni giorno che passa è un giorno perso in termini di messa in sicurezza dell’ospedale civile di Sulmona”, continua il sindacalista della Uil, “soprattutto perché dei detenuti in esso tradotti, per lo più provenienti dal carcere di massima sicurezza cittadino, molti con fine pena lunghissimi e finanche pluriergastolani, hanno scritto la storia di cosa nostra, della ndrangheta, sacra corona unita, camorra, mafie estere tra le quali la pericolosissima mafia nigeriana”.
“Siamo consci del fatto che non può essere attivata una struttura senza il supporto di personale operante nella U.O. che ospita le due stanze blindate riservate ai ristretti del carcere”, prosegue Nardella, “ed è per tale motivo che la Uil invita l’assessore regionale alla Sanità Nicoletta Verì a farsi immediatamente carico della delicatissima situazione e di concerto con il dirigente generale facente funzione oltre che con il direttore sanitario della struttura attivarsi affinché venga subito aperto il reparto di lungodegenza. Ne varrebbe per la sicurezza di tutti personale di Polizia Penitenziaria, operatori sanitari sicurezza dei cittadini oltre che per un ulteriore arricchimento del presidio ospedaliero”. “Non vorremmo scomodare in quanto responsabile della sicurezza del territorio il Prefetto”, conclude, “ma se sarà necessario, ed io spero di no, coinvolgeremo anch’egli in questo percorso”.