Chieti. A undici mesi dalle politiche del 4 marzo il centrodestra a trazione Lega aumenta, e di tanto, il suo consenso laddove il M5S assiste a un vero e proprio crollo. Le Regionali in Abruzzo, stando alle prime proiezioni, vedono infatti il trionfo, con il 48,9% del candidato del centrodestra Marco Marsilio e il boom della Lega, che supera il 27%. Lontanissima la candidata di Luigi Di Maio Sara Marcozzi, che si ferma poco dopo il 21% perdendo anche la seconda posizione, che va al candidato del centrosinistra Giovanni Legnini. Un esito, quello abruzzese, che consegna a Salvini la certificazione di quanto i sondaggi dicono da tempo. Aumentando, teoricamente, il “potere” della Lega all’interno dell’alleanza di governo. E’ un messaggio a livello nazionale, insomma, quello che arriva dall’Abruzzo tanto che sul voto di oggi c’è anche l’attenzione del Quirinale. E basta un dato a fotografare l’importanza dei risultati: con questi numeri il centrodestra supererebbe di gran lunga quel 40% necessario per la maggioranza in Parlamento.
“E’ una giornata storica per Fdi e in Abruzzo si afferma un modello esportabile anche a livello nazionale”, sottolinea Giorgia Meloni. Ma il leader della Lega, per ora, di tornare alla vecchia “casa” anche a livello nazionale non ne vuol sapere convinto, invece, nel proseguire la sua Opa sull’elettorato del centrodestra. Il M5S paga non solo la sua idiosincrasia con le Regionali – e il rifiuto a qualsiasi alleanza con altre liste, anche civiche – ma, stando ai risultati, anche la sua esperienza di governo. Il passaggio dal 40% delle Politiche al 19,4% andato ieri alla lista del M5S ha del clamoroso. Con potenziali conseguenze nefaste per l’equilibrio interno del Movimento: l’ala ortodossa, potrebbe farsi sentire già nelle prossime ore aumentando il pressing su Di Maio a cominciare da alcuni voti cruciali, come quelli sul caso Diciotti o sulle autonomie. E il rischio, per Di Maio, è di ritrovarsi stretto tra il pressing del dissenso interno e il crescere – sull’onda del voto in Abruzzo – dell’Opa di Salvini.
“Se arriviamo terzi è un incubo”, spiegava venerdì scorso, alla chiusura della campagna elettorale, un esponente M5S a microfoni spenti. Con un appendice: sia Di Maio sia Alessandro Di Battista, in Abruzzo, ci hanno messo la faccia. Con il leader del M5S che, al pari di Salvini e degli altri leader del centrodestra è tornato più volte nella Regione negli ultimi giorni. La partita di Salvini si preannunciava “win-win” e così è stato. La Lega conferma infatti di essere il traino del centrodestra in un Abruzzo che, solo 11 mesi fa, rappresentava la Regione più a Nord in Italia dove FI aveva superato l’allora Carroccio. Anche se Silvio Berlusconi riesce mantenere la doppia cifra (con il 10,7%) laddove Fdi – partito di Marsilio – tocca il 7%. Un pizzico di delusione filtra nell’alleanza guidata da Legnini che, negli ultimi giorni, sembrava addirittura puntare ad una sorprendente vittoria. Il suo centrosinistra ha poco di Pd e molto di civico e riunisce uno spettro amplissimo di forze, incluse Sinistra Italiana-Leu. E nel 28,7% incassato dall’ex vicepresidente del Csm la quota presa di Dem è solo del 7,9%.