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Regionali, duro attacco del Wwf: regalati altri 10 giorni ai cacciatori, servono a evitare ricorsi?

Federico Falcone di Federico Falcone
30 Gennaio 2019
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L’Aquila. La Regione Abruzzo non si smentisce e con i saldi di fine legislatura regala altri dieci giorni ai cacciatori per andare in giro a sparare al colombaccio, prolungando il periodo di caccia alla specie – già molto lungo – fino al 10 di febbraio.

Il solito atteggiamento prono al volere dei cacciatori peraltro ammantato di quella “furbizia” terra-terra che spinge l’assessorato dei cacciatori (in Abruzzo dovrebbe essere questa la giusta denominazione) a modificare il calendario venatorio pochi giorni prima della scadenza fissata in precedenza, così da impedire qualsiasi nostro ricorso alla magistratura amministrativa che puntualmente sanziona le politiche filovenatorie e contra legem della Regione.

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La fauna, invece di essere patrimonio indisponibile di tutti, continua ad essere ostaggio dei cacciatori – già responsabili della reintroduzione dei cinghiali e quindi di tutti i danni che ne derivano – e dei politici che gli vanno dietro alla ricerca di qualche voto…

Ma non basta: l’atteggiamento filo cacciatori della Regione si misura anche con un altro recentissimo provvedimento. È stata da pochi giorni approvata una Delibera di Giunta che revoca le Zone di Ripopolamento e Cattura (ZRC) in Provincia di Chieti. Questo per rendere tali zone libere all’attività venatoria e consentire la caccia di selezione al fine di limitare la presenza dei cinghiali che nel territorio teatino stanno creando particolari problemi. Tutto questo a dispetto di tre dati di fatto importanti;

  1. La Regione continua a far finta di non accorgersi che le scelte sin qui attuate di contenimento dei danni attraverso la caccia sono fallimentari: si spara ai cinghiali oramai praticamente tutto l’anno e i danni non sono in alcun modo diminuiti.
  2. Se non bastasse l’esperienza anche la scienza, con uno studio condotto in tutta Europa, ha evidenziato che la caccia nei fatti aumenta i problemi: i branchi destrutturati sono fonte di maggiori danni mentre l’eliminazione delle femmine adulte provoca una anticipata fertilità delle giovani con aumento numerico degli individui presenti nel territorio.
  3. Il problema è stato creato dai cacciatori con l’introduzione di cinghiali a scopo venatorio. Sperare che lo risolvano proprio coloro che hanno voluto il soprannumero e che hanno tutto l’interesse ad avere sempre a disposizione animali da uccidere è francamente nella migliore delle ipotesi un atteggiamento di una ingenuità sconcertante.
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