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Province in rivolta: la legge Delrio non va. Si è finito per toccare anche la sicurezza dei cittadini

Redazione Centrale di Redazione Centrale
28 Gennaio 2017
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Province. Dopo il disastro dell’Hotel Rigopiano, i rappresentanti delle Province del centro Italia, con in testa il presidente nazionale dell’Upi, scelgono Pescara per dichiarare il loro stato di impotenza e per mettere in guardia il Paese dal rischio che si ripetano altre sciagure. Il Governo, con la riforma Delrio, ha ridotto di oltre un terzo i finanziamenti alle Province, lasciando però in capo a questi enti comparti di rilievo come la viabilità e l’edilizia scolastica. “Il nostro pensiero va alle vittime di queste sciagure” ­ dice Achille Variati, sindaco di Vicenza e presidente nazionale dell’Upi, in conferenza stampa nel capoluogo adriatico insieme ai presidenti di provincia di Pescara, Chieti, Teramo, L’Aquila, Rieti, Ascoli Piceno, Fermo, Perugia, Macerata, Pesaro­Urbino e Ancona ­ “per rispetto di questi cittadini che non ci sono più, delle sofferenze e dei danni enormi che ci sono stati, ci siamo però convinti di dover rispondere ad alcune domande. Occorre chiedersi non solo di chi è la colpa, ma anche perché le cose accadono ” rimarca “Variati ­ e allora constatiamo che la riforma Delrio, che era partita in modo positivo, oggi non va, perché si è toccato l’impianto di un sistema e si è finito per toccare anche la sicurezza dei cittadini”. Il presidente dell’Upi si rivolge direttamente al Governo. “Non siamo in grado di fare un bilancio nel 2017 e urliamo basta, non vogliamo altri morti”, sono le parole di Variati.

“Le Province hanno fatto più di quello che potevano fare, senza soldi, in questa emergenza ­ aggiunge l’esponente dell’Upi ­ quindi ora lo diciamo all’amico Gentiloni: tocca a te, servono 400­500 milioni di euro, ma subito, non promesse ma cose reali, in caso contrario salutiamo”. L’esempio più tragico e concreto è ad appena 50 chilometri dal luogo della conferenza. Il 18 gennaio la Provincia di Pescara ha dovuto fare i conti con una duplice emergenza generata dalla neve e dal terremoto: strade bloccate, blackout, centri abitati isolati e la valanga che ha spazzato via l’Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara) uccidendo 29 persone. “È stata una parentesi tristissima per la nostra Provincia, ma ampiamente anticipata dal crollo dell’Istituto Alberghiero di Pescara, avvenuto due anni fa, quando alla visita del ministro Giannini non seguì alcun riscontro ­ dice il presidente della provincia di Pescara, Antonio Di Marco ­ la mattina del 18, alle 10 ho chiesto l’intervento dell’esercito e alle 12 ho chiesto aiuto a Gentiloni, ciò significa che la struttura che gestisco non poteva più essere d’aiuto”. Di Marco racconta: “Eravamo sotto attacco, molti paesi erano completamente isolati e ho dovuto mandare gli elicotteri perché la gente rischiava di morire. Con 250 mila euro è impossibile fare fronte all’emergenza neve, gestire la viabilità e sfalciare l’erba in tutta la provincia”. Secondo la Provincia di Pescara, gli stanziamenti ricevuti per sfalcio erbe, patrimonio arboreo, sgombero neve, acquisto disgelante, manutenzione straordinaria, manutenzione ordinaria e pronto intervento, sono scesi da oltre 3 milioni di euro nel 2011 a 299mila euro nel 2016. “In passato ho sottoposto dei dossier alla Boldrini, a Renzi, a Delrio e ai parlamentari abruzzesi ­ conclude Di Marco ­ senza che nessuno sia intervenuto”. Non si tratta di un caso isolato. Le esperienze riferite dagli altri presidenti di Provincia del centro Italia lasciano affiorare problemi del tutto simili.

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