L’Aquila. Tante e rumorose grida di dissenso hanno scosso ieri il Palazzo dell’Emiciclo, durante il Consiglio regionale straordinario. Oltre mille persone all’incontro di protesta nella Villa Comunale, indetto dal sindaco di Sulmona Peppino Ranalli. I sindaci di tanti comuni della valle peligna e vari consiglieri di diversi colori politici hanno espresso all’unisono la loro opposizione contro la chiusura dei quattro punti nascita (a Sulmona, Penne, Atri e Ortona) disposta dal presidente della regione Luciano D’Alfonso e dall’assessore regionale alla Sanità Silvio Paolucci. “Chiude il punto nascita, arriva il metanodotto, il nostro territorio è proprio malridotto” si legge in un cartellone. Se per la Regione si tratta di una medicina amara necessaria al risanamento del deficit sanitario dopo il commissariamento, per i cittadini è invece un vero attacco alla sicurezza del territorio e ai loro diritti fondamentali. A dare man forte, anche gli agricoltori del Fucino, che da mesi lottano contro la costruzione della centrale a biomasse PowerCrop, progetto dal loro punto di vista dispendioso e nocivo non solo per la Marsica, ma per tutto l’Abruzzo. Una protesta dalle diverse anime, quindi, che ha ottenuto, dopo una lunga attesa, l’apertura di un tavolo di discussione, con l’ingresso dei rappresentanti politici locali nel palazzo regionale. Fischi, urla e strepiti davanti la cancellata dell’edificio hanno accompagnato lo svolgersi di tutta la seduta, ma qualcosa si è smosso. Il Consiglio Regionale ha infatti approvato due mozioni in cui si invita Luciano D’Alfonso a rivedere la chiusura dei quattro punti nascita della valle peligna. Inoltre due risoluzioni impegnano ora lo stesso D’Alfonso e il Governo Regionale ad assumere ufficialmente una posizione di contrarietà nei confronti della costruzione dell’impianto termoelettrico nella zona del Fucino.
Diego Renzi