L’Aquila. Sono stati assolti perché il fatto non sussiste. Lo ha deciso il tribunale dell’Aquila riguardo alla vicenda del Campus di Cavallari a Pizzoli, intitolato a Giulia Carnevale, e in particolare a tre delle 11 palazzine realizzate in un’area di 8mila metri quadrati per iniziativa del padre della giovane morta nel sisma del 2009. Gli otto imputati, tutti assolti, dovevano rispondere dei reati di falso e violazioni urbanistiche. Si tratta, oltre a Giulio Carnevale, di un professionista direttore dei lavori, il sindaco ed il tecnico comunale di Pizzoli e quattro proprietari dei terreni in cui la società dello stesso Carnevale stava costruendo la struttura ricettiva. Erano accusati a vario titolo di un lungo elenco di ipotesi di reato, alcune contestate in concorso.
Fra le accuse di cui dovevano rispondere gli imputati figuravano la violazione delle norme urbanistiche, progettazione e realizzazione in difformità alle prescrizioni del Prg, lottizzazione abusiva, il mancato rispetto della distanza di 150 metri dal fiume Aterno che scorre in quei pressi e deturpamento ambientale e paesaggistico, oltre al falso ideologico.
La costruzione del Campus venne avviata nei mesi successivi al terribile sisma che uccise 309 persone quella notte del 6 aprile del 2009. L’obiettivo era ospitare gli studenti universitari fuori sede salvatisi dal terremoto, coperti i costi la struttura sarebbe diventata nei fatti pubblica. Venne posta sotto sequestro, i lavori furono bloccati ed addirittura in più occasioni l’immobile, sottoposto ad inevitabile deterioramento, venne visitato dai ladri.
La lottizzazione, prevedeva in fase progettuale, la realizzazione di 11 palazzine per un totale di 139 appartamenti per 262 posti letto da destinare a universitari, e secondo l’accusa sarebbe stata realizzata “violando norme paesaggistiche, ambientali e urbanistiche”. Il sequestro del complesso, riguarda 3 palazzine per 90 appartamenti.Al momento del blitz della Forestale, all’interno del Campus si trovavano 32 studenti i quali avevano appena preso possesso del loro alloggio e furono costretti a trovare altre sistemazioni.