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Presunti abusi su minore: rito abbreviato per don Vito Cantò, condannato già dal tribunale ecclesiastico

Redazione Centrale di Redazione Centrale
8 Giugno 2017
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Pescara. Accoglimento della richiesta di rito abbreviato e contestuale rinvio, al proseguo del giudizio, della decisione sull’eccezione presentata dalla difesa dell’ imputato. È quanto stabilito questa dal tribunale collegiale di Pescara, presieduto dal giudice Maria Michela Di Fine, nell’ ambito del processo a carico di don Vito Cantò, il parroco di 44 anni accusato di abusi sessuali su un ragazzo di 15 anni, ai tempi in cui guidava la parrocchia di San Camillo de Lellis a Villa Raspa di Spoltore (Pescara). I fatti sarebbero avvenuti nel 2011 e nel 2012. La difesa del parroco, rappresentata dall’avvocato Giuliano Milia, aveva sollevato la questione del “ne bis in idem” davanti alla Cassazione, che aveva giudicato inammissibile l’istanza. La difesa sostiene, in sostanza, che poiché don Vito Cantò è già stato condannato dal tribunale ecclesiastico per la stessa vicenda e sta già scontando la pena, non può essere giudicato una seconda volta da un tribunale penale.

Il parroco, nell’ ambito del processo canonico, è stato condannato all’ interdizione perpetua dallo svolgimento di attività parrocchiali a contatto con i minorenni, alla sospensione per tre anni dal ministero sacerdotale, all’obbligo di dimora per cinque anni all’interno di un monastero di Roma e alla prescrizione di “un percorso psicoterapeutico”. In attesa di conoscere le motivazioni della Cassazione, la difesa del parroco ha ripresentato la stessa eccezione davanti al tribunale collegiale, con il pm Salvatore Campochiaro e il legale di parte civile, Vincenzo Di Girolamo, che si sono opposti. Il tribunale collegiale ha scelto di posticipare la decisione sull’eccezione al proseguo del giudizio. La difesa, a quel punto, ha avanzato una richiesta di rito abbreviato condizionata all’acquisizione di documentazione relativa ad una chat tra la persona offesa ed altre persone, avvenuta tre anni dopo i fatti contestati. La richiesta era già stata presentata e respinta in fase di udienza preliminare, ma oggi è stata accolta dal tribunale collegiale, che “alla luce della situazione esistente al momento della valutazione negativa del gup, ritiene ingiustificato il dissenso relativo all’ antieconomicita’ del rito”. Si tornerà dunque in aula il 23 novembre prossimo, quando saranno ascoltate due delle persone che hanno partecipato alla chat prodotta dalla difesa e un consulente di parte.

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