L’Aquila. L’Europa intera è vestita a lutto: la capitale nel cuore del continente è stata colpita. La Francia piange i suoi cittadini brutalmente uccisi, vittime innocenti, come troppe nel mondo, sotto il giogo ingiusto della storia. Unica, potente arma nella tragedia, contro bombe e fucili, la solidarietà. Tante città nel mondo, così lontane per storia e tradizioni, stanno rispettando questo valore universale. Il Cristo Redentore di Rio De Janeiro, il World Trade Center di New York, la CN Tower di Toronto, lo stadio di Wembley di Londra e tanti altri monumenti di fama internazionale sono rischiarati in queste ore dai colori della bandiera francese. In Italia, alle 20:15 di ieri sera, le luci del Colosseo sono state spente per cinque minuti, in segno di lutto. Anche l’Abruzzo non è da meno. A Pescara bandiere a mezz’asta e manifestazioni per i cugini d’oltralpe. “Vogliamo manifestare contro il terrorismo, contro la violenza, vogliamo affermare la pace, la giustizia e il rispetto per i diritti umani” dice con forza il presidente dell’associazione “Carrozzine Determinate Abruzzo”, Claudio Ferrante. Non poteva poi mancare L’Aquila, città ferita, che dopo sei anni ancora oggi combatte per i suoi morti: ieri la facciata del Gran Sasso Science Institute si è tinta di rosso, bianco e blu ed una bandiera francese spicca oggi sui puntelli di corso Vittorio Emanuele. Anche la Chiesa delle “Anime Sante”, per la ricostruzione della quale il governo francese ha contribuito con 3,3 milioni di euro, verrà illuminata con questi colori, come simbolo di una solidarietà globale, che trascende i confini geografici. E intanto sui social qualcuno propone di illuminare anche la Basilica di San Bernardino. Simboli, certo, non gesti concreti, ma che dimostrano come, al di là dell’economia e delle banche, l’Europa possono farla i cittadini che la abitano. Diego Renzi