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Parco Nazionale infetto da tubercolosi, l’orso marsicano a rischio estinzione. E’ allarme

Redazione Centrale di Redazione Centrale
17 Febbraio 2015
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L’Aquila. E’ fuori controllo da piu’ di due anni un focolaio di tubercolosi bovina nel Parco d’Abruzzo. L’orso marsicano, l’orso a più alto rischio di estinzione al mondo, potrebbe Foto Francesco De Persiisscomparire improvvisamente, come si desume dalla letteratura scientifica. Ma Salviamo l’Orso teme che la possibile diffusione della malattia non sia monitorata e ci siano serissimi rischi per tutta la fauna selvatica del Parco oltre che per le persone che vivono nel territorio del Parco e per i visitatori. I pascoli del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise sono contaminati dal batterio della tubercolosi bovina e il fatto non è recente. Il primo focolaio fu infatti rilevato nel luglio 2012, ma da allora la malattia non è stata eradicata dal territorio e anzi, ha mietuto almeno una vittima nella ridottissima popolazione di orso  marsicano: un’orsa nel pieno dell’eta’ riproduttiva è morta nel marzo scorso a causa della tubercolosi; il batterio killer come hanno accertato le analisi, era lo stesso del focolaio rilevato ben due anni prima.

Illegalità e inefficienza gestionale:
Il primo focolaio di tubercolosi è stato rilevato in una mandria di vacche in un paese al confine con il Parco d’Abruzzo, Gioia dei Marsi. Nei due anni seguenti reiterati episodi di illegalità da parte di   alcuni allevatori, nonché il ritardo od il mancato intervento delle istituzioni coinvolte (ASL, Parco d’Abruzzo, Regione Abruzzo),  necessario ad arginare e gestire l’emergenza, ha fatto sì che la situazione sia rimasta fuori controllo e le implicazioni di questo   sono gravissime.

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Gli orsi si abbeverano con le vacche potenzialmente infette:
Le mandrie in quarantena e i capi sospetti di essere infetti non sono   stati tenuti in isolamento. Un vitello potenzialmente infetto è stato   predato da un orso e tracce della presenza di orsi sono state trovate   nei recinti e vicino agli abbeveratoi delle vacche in quarantena: orsi   e animali domestici (vacche e cavalli ) hanno frequentatolo lo  stesso  fontanile e si sono nutriti sul medesimo carotaio vivendo in   promiscuita’ per un lungo periodo. L’orso marsicano è ridotto a solo   50 esemplari caratterizzati da una ridottissima variabilità genetica:   una malattia come la tubercolosi, ed altre già rivelate da diversi   studi all’interno dell’areale della popolazione di orso marsicano, in   caso di epidemia , ne cancellerebbero l’esistenza sul pianeta per sempre

Il piano di bonifica c’è, ma non si attua:
Secondo gli esperti riuniti in un Tavolo Tecnico Sanitario   appositamente costituito presso il Ministero della  Salute si devono   mettere in atto con urgenza delle misure per bonificare il territorio   e monitorare la fauna selvatica con la istituzione di una zona infetta   e l’intensificazione della sorveglianza. Purtroppo non solo niente  di  tutto cio è stato messo in pratica, ma la situazione è talmente  fuori  controllo che ad oggi ci sono ancora alcuni capi di bestiame   potenzialmente infetti che risultano dispersi. in barba alle leggi   vigenti a tutela della salute umana.

Pericolo per l’uomo:
Va infatti ricordato che la tubercolosi può contagiare anche l’uomo:   quali garanzie ci sono ad oggi per coloro che vivono nel Parco o che   decidono di visitarlo?

Salviamo l’Orso ritiene che la situazione sia ormai fuori controllo e   riveli drammaticamente l’insufficienza dell’azione delle   amministrazioni competenti nel fare fronte alle problematiche della   conservazione dell’orso, anche quando questo implica il solo rispetto   di leggi e norme già vigenti e, tra l’altro, a tutela della salute   umana. Salviamo l’Orso chiede quindi che venga subito istituita la   zona infetta, che nella zona infetta per la prossima stagione sia   prima di tutto vietato il pascolo cosi come fu gia’ richiesto a Giugno   scorso dal Ministero della Salute, richiesta ignorata dall’ASL   competente e dai Servizi Veterinari regionali, che l’area sia   bonificata ed i controlli sanitari e di sorveglianza intensificati. Dichiara Stefano Orlandini, Presidente di Salviamo l’Orso, “noi chiediamo inoltre che l’esercizio zootecnico, perlomeno all’interno delle aree protette, venga attentamente pianificato nella forma, nei   tempi e nella localizzazione per garantirne la reale compatibilità con   la conservazione della biodiversità e che, nell’areale dell’orso marsicano in particolare, venga considerata attività comunque subordinata alle esigenze di conservazione della specie”.

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