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Ospiti base logistica Esercito Roccaraso visitano ‘Campo 78’

Redazione Centrale di Redazione Centrale
31 Agosto 2016
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Roccaraso. Campo 78 prigionia RoccarasoIn una calda giornata di fine agosto, un gruppo di ospiti della Base Logistico Addestrativa dell’Esercito di Roccaraso, accompagnati dal colonnello Tiziano Fabi, comandante della Base e delegato del generale di Brigata Rino De Vito, comandante del Comando Militare Esercito Abruzzo, hanno visitato l’ultimo campo di prigionia in Italia denominato “Campo 78”, numero di Posta Militare 3.300. In localita’ Fonte d’Amore, alle porte della citta’ di Sulmona, il campo si estende ai piedi del Monte Morrone sovrastato dall’Eremo di Sant’Onofrio e dalle rovine romane del Tempio di Ercole Curino. Coordinate fondamentali che saranno riportate nei numerosi diari scritti dai prigionieri che vi furono detenuti durante gli anni della seconda guerra mondiale. Ma chi erano quegli uomini e da dove venivano? Lo raccontano i graffiti originali, ancora visibili nelle baracche. Per Gabriella Di Mattia, nata a Melbourne da genitori abruzzesi, autrice del libro “Campo 78. The Aussie Camp”, che per gli ospiti della base e’ stata una sorta di ‘cicerone’, si tratta di “una testimonianza unica in Italia che fa del Campo 78 uno specchio della memoria. Gli stemmi dei battaglioni di fanteria delle diverse nazioni del Commonwealth, le mappe, i numeri di matricola, i simboli delle professioni dei prigionieri percorrono le mura scrostate delle ultime baracche raccontandoci una storia che viene da lontano. La storia dei leggendari Desert Rats dell’Esercito Coloniale Britannico. Provenivano da tutti i continenti della terra: India, Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Canada e successivamente Usa ed Europa. Un esercito addestrato a combattere contro le forze dell’Asse nello scenario delle Campagne d’Africa. Uomini che conobbero la ferocia della Volpe del Deserto e subirono la prigionia del regime fascista. Eppure – ha ricordato la scrittrice – nel Campo 78 quegli uomini furono tutelati dalle convenzioni internazionali che proteggevano i prigionieri di guerra, furono assistiti dal conforto degli emissari del Papa e supportati dalla puntuale distribuzione dei pacchi della Croce Rossa Internazionale. Piu’ di 3500 unita’ varcarono il cancello del Campo di prigionia e da quel momento il loro destino si fuse con il destino dell’Italia. Cio’ che decise la loro sorte fu una data precisa della storia: l’otto settembre 1943, la resa incondizionata. Fu lo spartiacque che segno’ la differenza tra la vita e la morte, tra la salvezza offerta dalla popolazione della Valle Peligna ed il trasferimento verso il nord Italia, e verso la Germania. Coloro che sopravvissero e che tornarono a casa cercarono di cancellare per sempre gli anni dell’orrore ma nulla riusci’ a cancellare il ricordo di un campo di prigionia in una localita’ dal nome cosi’ dolce: Fonte d’Amore”. Per gli ospiti della Base Logistico Addestrativa e’ stato un tuffo in un passato che ha cambiato le sorti dell’umanita’ e che ancora oggi alimenta studi e discussioni. Secondo Gabriella Di Mattia “oggi Campo 78 resta un gioiello dall’inestimabile valore storico preservato e custodito dalla lungimiranza dell’Esercito Italiano che ha preservato quelle baracche che oggi noi possiamo ammirare. Entrare in quei luoghi, ripercorrere le orme lasciate da uomini tanto lontani nel tempo e nello spazio, provoca una forte emozione che traspare limpida dagli sguardi dei visitatori. Si rimane affascinati da una storia che ha rischiato di perdersi ma che e’ ancora capace di mostrare al mondo lo scempio della guerra”.

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