
“A quanto si evince dal carteggio tra me e gli uffici preposti – continua Pettinari – le analisi sulla consistenza dell’amianto sono state eseguite nel 2009, e l’anno successivo, 2010, sono stati rilevati i campionamenti in aria al fine di verificare eventuali dispersioni nocive. Successivamente, solo nel 2015, la Asl avrebbe attuato un programma di monitoraggio e custodia dell’amianto. Per i rilevamenti in aria, invece, l’unico dato a noi fornito risale al campionamento eseguito addirittura nel lontano 2010. A questo punto mi chiedo, perché hanno aspettato il 2015 per il monitoraggio e addirittura, stando ai dati da loro comunicati, da 10 anni nessuno avrebbe eseguito dei campionamenti in aria visto che la palazzina in questione insiste nel complesso ospedaliero? E perché, sempre a quanto risulta dai dati da loro forniti, non sembra essere stato attivato un monitoraggio prima di avviare i lavori per l’ospedale Covid? Se oggi si trovasse una traccia di amianto dopo la realizzazione dell’Ospedale? Parliamo di azioni di controllo che dovrebbero, a mio avviso e non solo, essere eseguite annualmente. Del resto – incalza il Vice Presidente del Consiglio regionale – dei rischi legati all’amianto si trova traccia anche nel piano triennale 2020/2022. Infatti, prima di pensare alla palazzina Ex Ivap come sede per l’ospedale Covid, la Asl nella previsione triennale aveva indicato di voler realizzare nella struttura un polo Onco-ematologico. Come si legge dai documenti, i lavori per il Polo prevedevano la rimozione dei pannelli esterni in amianto e la successiva sostituzione con idonei pannelli isolanti a facciata continua. Perché, quindi, per il Polo Onco-ematologico si è riconosciuta la necessità della rimozione dei pannelli in amianto e per l’ospedale Covid questo adeguamento non è stato considerato necessario?
Oltre a queste gravi nebulosità, la struttura presenta altri fattori di rischio: l’inagibilità della scala anti incendio esterna, tanto che il piano di fuga prevede l’utilizzo delle scale interne; e l’ascensore non adeguatamente spazioso per trasportare i letti di degenza, costringendo il personale a spostare il paziente su barelle più piccole per trasferirlo da un’ala all’altra per eseguire esami o terapie”.
Oltre a queste gravi nebulosità, la struttura presenta altri fattori di rischio: l’inagibilità della scala anti incendio esterna, tanto che il piano di fuga prevede l’utilizzo delle scale interne; e l’ascensore non adeguatamente spazioso per trasportare i letti di degenza, costringendo il personale a spostare il paziente su barelle più piccole per trasferirlo da un’ala all’altra per eseguire esami o terapie”.
“L’ospedale Covid – conclude Pettinari – ci è stato venduto come un esempio di straordinaria efficienza, ma è importante che la sete di consenso di una parte politica non venga appagata propinando alla cittadinanza abruzzese una struttura non adeguata. La salute pubblica è un bene superiore che, maggiormente in questi periodi in cui l’ombra dell’emergenza sanitaria torna ad assumere forme pericolose, deve essere garantita al di sopra di ogni sospetto”.