L’Aquila. Non è stato un bel fine settimana per l’Abruzzo. La regione dei parchi e dei monti ha assistito a due brutali tragedie: i capodogli arenati sulla costa di Vasto prima e l’orso trovato morto a Pettorano sul Gizio poi. Due episodi tristi che sicuramente non daranno lustro al buon nome della regione verde d’Italia. Istituzioni e ambientalisti si sono subito attivati per dire la loro, proporre e bacchettare. Ma in realtà quello che manca è un progetto di tutela e valorizzazione delle risorse proprie. Prima di correre dietro a fantomatici investitori pronti a dare un loro contributo economico all’Abruzzo bisognerebbe fermarsi e pensare alla risorsa più grande che la regione ha: la natura, il verde, gli animali e il paesaggio. Sono queste le carte che, se sfruttate, potrebbero permettere a questa regione di crescere e svilupparsi. Intanto ieri è stata messa una taglia da 50mila euro per chi aiuterà a rintracciare l’avvelenatore dell’orso marsicano trovato morto ieri ai margini della riserva del Monte Genzana nelle campagne aquilane. E’ l’iniziativa degli animalisti dell’Aidaa: povero orsetto. “Mettiamo una taglia che puo’ arrivare fino a 50.000 euro sulla testa dell’avvelenatore dell’orso marsicano- dice Lorenzo Croce presidente nazionale di Aidaa – se fosse confermata l’ipotesi dell’avvelenamento siamo pronti a pagare chiunque fornisca informazioni specifiche che permettano di individuare, denunciare e far condannare l’avvelenatore. Avvelenare un cucciolo di orso marsicano e’ un delitto prima ancora che un reato, e’ ora che questi delinquenti paghino le loro colpe e le paghino con condanne esemplari e non cavandosela con semplici multe”. Secondo la forestale l’orso trovato morto è lo stesso che ha avuto un incontro ravvicinato con una persona del posto, un allevatore, che si era accorto della “visita” dell’animale nel suo pollaio. Nel tentativo di fuggire dall’animale, l’uomo aveva sbattuto la testa ed aveva perso i sensi. Secondo gli agenti del Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale del Corpo forestale dello Stato dell’Aquila che conducono l’inchiesta, tale ricostruzione e’ plausibile dopo il racconto reso dallo stesso allevatore. Ad avallare la tesi degli investigatori anche alcuni filmati. I tre capodogli morti davanti la spiaggia di Punta Penna di Vasto sono stati tirati sulla battigia durante la notte con delle gru. Le carcasse sono state sistemate sull’arenile per l’esame necroscopico che sara’ effettuato su cetacei deceduti ieri in seguito allo spiaggiamento. A condurre le operazioni Sandro Mazzariol dell’universita’ di Padova, coordinatore della task force del ministero dell’Ambiente che si attiva in questi casi, il Cert (Cetaceans emergency response team). Oltre all’equipe di Mazzariol, con la quale collabora l’istituto Zooprofilattico di Torino, ci sono studenti di Veterinaria accompagnati dai loro docenti e ricercatori giunti anche dalle Canarie per studiare le carcasse e capire le cause del decesso dei tre cetacei.