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“No al terremoto fiscale” in migliaia all’Aquila tra cittadini, imprenditori, commercianti, studenti e politici (Foto)

Redazione Centrale di Redazione Centrale
16 Aprile 2018
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L’Aquila. Uno striscione recita “No al terremoto fiscale” e su un camion campeggia un cartello con la scritta: “È incomprensibile. Reduci dal terremoto, vittime dello Stato”. Con questi slogan sono partiti in corteo all’Aquila migliaia di cittadini, imprenditori, commercianti e studenti, con politici e amministratori, nella manifestazione organizzata da Comune dell’Aquila e Regione Abruzzo per dire no alla restituzione delle tasse, sospese a imprese e professionisti nel cratere del sisma del 2009, richiesta dalla Commissione Europea che considera le somme aiuti di Stato. “Vogliamo rispondere così a questa iniquità – dice il presidente dell’Ance L’Aquila, Ettore Barattelli – a Roma andremo se non ci saranno risultati da questa nostra azione”. Chiuse le saracinesche dei negozi, sfilano anche parlamentari, il vice presidente della Regione Giovanni Lolli, il presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio. Aprono il corteo i gonfaloni di Comune e Provincia, con due moto della Polizia Municipale.

Non voglio parlare di governo, ma dell’Aquila e di una Europa incapace di distinguere aiuti di stato da quello che lo stato deve legittimamente ad una popolazione colpita da un dramma”. Lo ha detto la presiedente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni durante il corteo di protesta degli aquilani in merito alla restituzione delle tasse chiesto dall’Europa.

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È una manifestazione partecipata. C’è quella rabbia positiva che ha consentito anche in passato di rivendicare diritti negati. Bisogna combattere perché la proroga di quattro mesi non risolve il problema. Lotteremo fino alla fine con mezzi civici, politici e giuridici”. Sono le parole del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, in testa al corteo organizzato nel capoluogo abruzzese per dire no alla restituzione delle tasse sospese a imprese e professionisti nel cratere del sisma del 2009 richiesta dalla Commissione Europea che considera le somme aiuti di Stato. La comunità ha confermato la mobilitazione  nonostante la proroga di 120 giorni dell’efficacia delle cartelle esattoriali stabilita con un provvedimento dal Governo uscente. Confermata anche l’opposizione al Tar contro la nomina del commissario incaricato del recupero delle somme nominato dalla Presidenza del Consiglio che si discuterà il prossimo 18 aprile. Accanto al sindaco Biondi, tra gli altri, il leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, i senatori Gaetano Quagliariello, leader di Idea, e Nazario Pagano di Forza Italia.

“Siamo persone serie. Questa è una manifestazione per la legalità, non chiediamo condoni. Questo è il posto d’Italia dove si pagano le tasse più alte, le tasse più la rata di restituzione. Lo Stato rispetti le sue leggi. C’è una legge che dice come restituire le tasse, se i governi che si sono succeduti hanno dimenticato di fare la notifica la colpa non è nostra”. Così il vicepresidente della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, alla manifestazione per contestare le modalità di restituzione delle tasse. “Al governo Letta, al governo Renzi, al governo Gentiloni, mettendoci a disposizione in un tavolo che ha funzionato e ha spiegato quali argomenti usare, abbiamo chiesto fondamentalmente di trattare con l’Europa da forza politica, cioè quello che era stato fatto con le quote latte, quello che questo governo sta facendo con l’Ilva. Invece la nostra vicenda è stata lasciata trattare da funzionari, magari gli stessi che avevano dimenticato di fare la notifica, e abbiamo visto com’è andata a finire: c’è stata la procedura di infrazione, il governo ha resistito un anno poi ha mollato, ha fatto il provvedimento di nomina di un Commissario che dovrà recuperare in 60 giorni, all’inizio, con gli interessi, in una sola rata, tutte le tasse non versate”. Lo ha detto il vicepresidente della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli parlando alla manifestazione all’Aquila. “Molte delle aziende coinvolte – ha aggiunto – non sono in grado di pagare e chiuderanno, altre più solide avranno un buco e non potendole noi ripianare dovranno portare i libri in tribunale, con centinaia di posti di lavoro si perderanno”.

 

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