L’Aquila. Il tribunale dell’Aquila ha riconosciuto un risarcimento di 1 milione e 300 mila euro a una madre e alle sue due giovani figlie per la perdita del padre e marito a seguito della somministrazione di un farmaco al quale era allergico.
L’uomo, Attilio Roscetti, nell’aprile 2016 si era recato presso l’ospedale San Salvatore dell’Aquila accusando una sintomatologia riconducibile a un “sospetto addensamento polmonare in paziente con insufficienza respiratoria ipossica moderata da verosimile BPCO in via di riacutizzazione”, per cui si era reso necessario il ricovero del paziente per poter eseguire ulteriori accertamenti diagnostici, previa annotazione nella cartella clinica della riferita allergia del paziente al farmaco Augmentin.
A seguito della somministrazione del farmaco “Urbason”, il signor Roscetti ha presentato una crisi convulsiva e un successivo arresto cardiorespiratorio per cui è stato trasferito nel reparto di rianimazione.
Durante la degenza, tuttavia, il quadro clinico del signor Roscetti ha mostrato un progressivo peggioramento, fino al momento del suo decesso, avvenuto a luglio.
Nel corso del giudizio è stata disposta una consulenza tecnica che, oltre a evidenziare la “lacunosità con cui la cartella clinica era stata tenuta dai sanitari” e, quindi, la difficoltà di compiere l’analisi della stessa, ha messo in rilievo che “dopo il verificarsi dell’arresto sono stati somministrati antibiotici appartenenti alla stessa classe farmacologica di quelli già in precedenza alla radice di reazioni allergiche”.
“Il Tribunale ha, pertanto, ritenuto censurabile la condotta dei sanitari che hanno avuto in cura il signor Roscetti”. Dichiara il legale della famiglia, l’avvocato Mario Cicchetti.
“Peraltro, elementi di censurabilità sulla condotta dei sanitari sono stati individuati dal Tribunale di L’Aquila anche in ordine al secondo aspetto di doglianza prospettato dalla difesa della madre e delle due figlie, rappresentata dall’avv. Mario Cicchetti del Foro di Rieti, e relativo alla gestione della crisi comiziale insorta in danno del signor Roscetti a seguito della somministrazione farmacologica del farmaco Urbason.
I CTU incaricati dal Tribunale di L’Aquila, infatti, sotto tale profilo, hanno riscontrato che “Il trattamento degli episodi comiziali, una volta manifestatisi, è da ritenere censurabile per la mancata adeguata indagine
e connessione e terapia delle circostanze cliniche: QT lungo ed ipokaliemia.
Altrettanto può dirsi per non aver tempestivamente affrontato l’arresto cardiaco impedendone pertanto le gravi conseguenze derivatene”.
Il Giudice del Tribunale Aquilano, Baldovino De Sensi, ha ritenuto condivisibili le conclusioni alle quali è giunto il collegio peritale secondo il quale “…un approccio complessivo di cura più adeguato nei termini illustrati avrebbe consentito al paziente, con preponderanza probabilistica, di antagonizzare al meglio la fase critica del 18 aprile”.
Ossia quanto da sempre sostenuto dalla difesa della madre e delle due figlie e dal medico legale dai medesimi incaricato, dott. Francesco Nobili di Firenze.
Il Tribunale ha, pertanto, riconosciuto la responsabilità professionale della struttura sanitaria convenuta per la morte di Attilio Roscetti e condannato l’Azienda Sanitaria Locale n. 1 Avezzano – Sulmona – L’Aquila al pagamento in favore degli eredi di 1 milione e 300 mila euro.
“Non posso che esprimere la mia massima soddisfazione per il risultato ottenuto che rende giustizia ad una moglie e a due giovanissime figlie che hanno perso il loro affetto più caro”. Ha dichiarato l’avvocato Cicchetti.