Sulmona. “Da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma”, queste le parole scritte dal generale Guido Conti nelle lettere lasciate alla famiglia prima di togliersi la vita. “Non per l’albergo, di cui non so nulla, ma per l’edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: Potevo fare di più?”, si domanda Conti, schiacciato da un enorme senso di colpa per quelle 29 vite uccise dalla valanga, “Nel senso, potevo prestare attenzione in indagini per mettere intoppi o ostacolare in qualche modo quella pratica? Probabilmente no, ma avrei potuto forse creare problemi, fastidi. Pur non conoscendo neppure un rischio valanghe, anche perché il Cta non ne notiziava neppure all’ufficio di Pescara, e ignorando la cosa del tutto, vivo con il cruccio. In quel periodo ero presissimo e concentrato in tante grandi inchieste che mi assorbivano mentalmente e fisicamente. Totalmente. Potevo fare di più? Non lo so. Vivo con questa domanda.
Avrei potuto indagare ma nulla mi fece sospettare nulla. Rigopiano è stato uno dei motivi che mi ha convinto a lasciare il mio lavoro, o a tentare di fare altro, o a disinteressarmi di tutto questo. Ho cercato di non pensarci, di trovare altri stimoli, avventure, progetti inutili. Non vivo, vegeto, facendo finta di essere vivo. Rispettate la mia famiglia, fate che cada il silenzio, onoratemi”. Per questi motivi, spiega Conti, lo scorso 11 ottobre si sarebbe congedato dai carabinieri forestali per ricoprire un nuovo incarico alla Total, che avrebbe poi lasciato rassegnando le sue dimissioni per motivi di salute. I fogli, tre ed in formato A4, erano sul sedile della Smart. Nel primo un messaggio alla famiglia, negli altri due questo lungo riferimento alla tragedia di Rigopiano. Oggi la camera ardente nell’aula d’udienza al pian terreno del tribunale di Sulmona. Domani alle 15 i funerali nella chiesa di Santa Maria della Tomba. Le indagini intanto vanno avanti. Conti nelle sue importanti inchieste in difesa dell’ambiente aveva pestato i piedi a molti, sue le indagini sulla scoperta della mega discarica di Bussi e i fiumi alla diossina, quella sui ripetitori tv e ancora la Thyssenkrupp di Terni e i traffici di rifiuti in Umbria. Si indaga, inoltre, sul filone Total per un suicidio precedente di un ingegnere che lavorava sempre per la multinazionale francese del petrolio. Conti si era forse pentito del congedo dall’Arma o l’incarico alla Total aveva tradito le sue aspettative di uomo integerrimo il cui unico scopo era la difesa della legalità e dell’ambiente.