L’Aquila. Sono 45 i “furbetti della seconda casa” denunciati a L’Aquila nell’ambito di una nuova maxi inchiesta coordinata dalla Repubblica del capoluogo: avrebbero ottenuto fondi per ricostruire quella che avrebbero indicato come abitazione principale e che, invece, sarebbe stata un’abitazione secondaria, con diritto a un contributo limitato ad un massimo 80 mila euro, secondo un’ordinanza della presidenza del Consiglio tuttora in vigore. Il totale di fondi illecitamente percepiti è di circa 10 milioni di euro. L’indagine è coordinata dai sostituti procuratori Fabio Picuti e Simonetta Ciccarelli. È quanto emerso nell’ambito del punto della situazione sulle inchieste dell’ultimo triennio fatto dal comandante provinciale dell’Aquila della Guardia di finanza, Flavio Urbani. La Finanza ha curato la parte più cospicua dell’indagine, ma alcuni accertamenti e sequestri sono stati svolti anche dal Corpo forestale.
Nel triennio dal 2014 a oggi, su 112 milioni di euro di contribuiti per lavori di ricostruzione post-terremoto dell’Aquila (pubblica e privata) presi in esame dalla Guardia di finanza, ben 85 milioni di euro sono risultati richiesti o percepiti in modo illecito. Praticamente i tre quarti. A rendere noto il dato è il comandante provinciale delle Fiamme Gialle, il colonnello Flavio Urbani, nel fare il punto assieme al comandante del nucleo di polizia tributaria, il tenente colonnello Sergio Aloia. I due ufficiali sono reduci dalle operazioni di soccorso ad Amatrice dopo il nuovo, tragico sisma, dove la Gdf aquilana è intervenuta anche con 100 uomini al giorno del Soccorso alpino. “Un rapporto così alto tra i fondi presi in esame e gli illeciti non deriva dal fatto che la maggioranza dei fondi per la ricostruzione sia erogata in modo irregolare ha precisato Urbani ma è frutto di una attività di intelligence e analisi che riusciamo a orientare verso i casi che presentano criticità particolari”. “Non buttiamo la rete a caso nei controlli, c’è una approfondita attività di indagine e, al momento di rendicontare l’esito all’autorità giudiziaria, siamo pressoché certi”. Tra le altre statistiche rese note, 22 arresti e 592 denunce. I sequestri ammontano a 35 milioni, “la cifra è più bassa degli accertamenti perché i tempi non sono sempre corrispondenti alla conclusione dell’indagine. Può darsi che la procura della Repubblica non abbia ancora disposto alcuni sequestri e in effetti ci sono diversi provvedimenti che debbono essere rilasciati”, ha chiarito il comandante. Stessa cosa per il danno erariale accertato, che è di 45 milioni: le indagini contabili dei magistrati della Corte dei conti hanno tempistiche diverse da quelle penali.