Lanciano. Due giorni fa, martedì 5 ottobre, si è incatenato davanti al tribunale di Lanciano mentre era in corso l’ennesima udienza di lavoro dopo due licenziamenti, nel 2009, poi reintegrato, e nel 2015, sempre per giusta causa, da parte della Fca Plastic Unit in Val di Sangro. Andrea Buresti, 45 anni, di San Salvo, è ricorso al tribunale del lavoro di Lanciano e attende da tempo la sentenza contro il licenziamento e demansionamento, isolato in una stanza e chiede un risarcimento danni per 200 mila euro.
Nuova udienza l’11 gennaio. È assistito dall’avvocato Marialucia D’Aloisio. Sulla vicenda interviene Sinistra Italiana, con Alfonso Di Tullio, coordinatore provinciale di Chieti, Michele Marino, vice coordinatore e Gennaro Garofalo, segretario del circolo di Chieti, che dicono “Non conosciamo la storia giuridica del licenziamento di Andrea Buresti che si è incatenato. Però alcune cose le sappiamo bene. All’interno di ogni fabbrica i rapporti di forza pendono totalmente a favore del datore di lavoro. Il dipendente è sempre in una situazione di inferiorità, si trova sempre sotto ricatto: può essere spostato di turno, lavorare di notte non è la stessa cosa che lavorare di giorno, di posto di lavoro e può essere licenziato lasciando la famiglia priva di reddito. Sappiamo inoltre che questo sistema economico persegue il profitto senza limiti in una logica di spietata competizione globale”.
Per Sinistra Italiana: “È quindi inevitabile che qualunque azienda pretenda sempre di più e voglia spendere per i salari sempre di meno. Lì dove politica e sindacati sanno fare il loro lavoro la pressione viene parzialmente contenuta. Lì dove questo non accade, specie nel Centrosud, far valere diritti che mettono in discussione questa logica diventa un affronto all’impresa, all’insegna dello “stai zitto e ringraziami che ti faccio lavorare”. L’operaio Buresti dichiara di essere stato licenziato ingiustamente a seguito di uno sciopero ed è stato reintegrato dopo quattro anni relegato in uno sgabuzzino”. Sulla vicenda giudiziaria di lavoro Sinistra Italiana aggiunge: “Ignoriamo le cause del primo licenziamento, ma ci chiediamo: possiamo accettare come normale che un giudice ridia dignità e stipendio dopo quattro anni? Non sarebbe giusto decidere d’urgenza in poche settimane? Se si dimostrassero vere le dichiarazioni di Buresti, il datore di lavoro, attraverso il mobbing, avrebbe vilipeso in maniera arbitraria la vita di un essere umano. Non sarebbe la prima volta che accade. Lavorare ed essere trattato da uomo non è un regalo, ma il diritto di ogni cittadino. Gli siamo vicini, come speriamo gli siano vicini i colleghi di lavoro”.