Pescara. Tre milioni di profughi fuggiti dal paese, quasi 6,5 milioni di di rifugiati interni, 12 milioni di persone intrappolate nelle città e bloccate sotto le bombe: al 25esimo giorno di guerra in Ucraina i numeri di quella che l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati Filippo Grandi definisce anche oggi una “devastante crisi umanitaria”, non accennano a fermarsi.
Un esodo al quale si somma un ulteriore dramma, quello del razzismo: “siamo stati testimoni dell’inaccettabile realtà affrontata da alcune persone di colore in fuga dall’Ucraina che non hanno ricevuto lo stesso trattamento dei rifugiati ucraini e che hanno riferito di episodi inquietanti di discriminazione, violenza e razzismo” dice Grandi definendo “inaccettabili” questi comportamenti e ribadendo che l’Unhcr utilizzerà “tutti i nostri canali e risorse” per fare in modo che “tuttisiano protetti allo stesso modo”.
L’onda dei profughi riguarda in primis i paesi confinanti, Polonia, Romania e Moldavia, ma ha riflessi anche in Italia, dove sono 60mila gli ucraini che hanno passato il confine. Per questo, dice il presidente del Consiglio Mario Draghi dal Friuli dove ha visitato un centro di accoglienza, “è cruciale” che gli aiuti per le famiglie che ospiteranno gli ucraini “vengano erogati subito: il bisogno è ora, non fra settimane”.
Il piano messo a punto dal governo con uno stanziamento iniziale di circa 400 milioni prevede un doppio binario per l’accoglienza ma i dettagli e le modalità della gestione arriveranno solo dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge approvato dal Cdm: solo con la definizione della cornice normativa generale arriveranno le ordinanze del Dipartimento della Protezione Civile. Le linee sono però state individuate: il primo binario è quello del Contributo di autonoma sistemazione (Cas), lo stesso che viene erogato agli sfollati nelle aree terremotate e che nelle intenzioni del governo dovrebbe riguardare circa 60mila persone. Attraverso i Comuni, i profughi che affitteranno un appartamento avranno un contributo tra i 600 e i 900 euro al mese, a seconda che si tratti di un singolo o di un nucleo familiare di più persone. Nella bozza del decreto il contributo è autorizzato per 90 giorni, dunque dopo 3 mesi andrà rifinanziato. Il secondo binario è invece quello dell’accoglienza diffusa, che dovrebbe interessare circa 15mila persone che saranno ospitate presso famiglie o strutture religiose. In questo caso il contributo, una ventina di euro al giorno per ogni persona ospitata, sarà erogato dal Dipartimento alle associazioni del terzo settore e da queste girato alle famiglie ospitanti.
“Non è previsto” un sostegno diretto alle famiglie, ha ribadito Draghi: “passa tutto attraverso un’organizzazione centrale che è la Protezione Civile, il ministero dell’Interno e quello dell’Economia. E questo sembra funzionare”.
Ad oggi i numeri del Viminale dicono che sono entrati in Italia 59.589 ucraini, la metà donne – 30.499 – quasi 24mila minori e 5.213 uomini. Ma è molto probabile che si tratta di numeri sottostimati – perché in molti sono passati senza alcun controllo – e che soprattutto continueranno a crescere. Al momento i profughi sono diretti principalmente a Milano, Roma, Napoli e Bologna e dunque si porrà anche un problema di redistribuzione in tutta Italia. Lo ha detto chiaramente il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, la
cui regione accoglie un quarto di tutti i profughi arrivati, 3mila nella sola Rimini, auspicando che “tutte le regioni mettano in campo un sistema di accoglienza come il nostro per evitare che sia troppo sbilanciato verso una parte del Paese e delle regioni”.
Per i profughi c’è a disposizione anche la rete del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) e dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) – 3.461 sono quelli che ne stanno giù
usufruendo e il Viminale ha avviato le procedure per reperire ulteriori 4mila posti – e soprattutto quella degli istituti religiosi tanto che la Cei ha annunciato l’arrivo di diversi voli umanitari da Varsavia con circa 600 persone che saranno accolte dalle Caritas in una ventina di diocesi.