L’Aquila. Ci sarebbero le gravi condizioni di salute del figlio Massimo, 43 anni, alla base della tragedia avvenuta oggi all’Aquila, Carlo Vicentini l’ex primario del reparto di Urologia dell’ospedale di Teramo, che aveva armi in casa regolarmente detenute, avrebbe compiuto la strage in preda alla disperazione per la condizione del primogenito.
La vita del 43enne era legata ad un respiratore a causa di una grave malattia degenerativa. L’ipotesi degli inquirenti è che il professionista non vedesse una via d’uscita né un futuro per la sua famiglia.
Ipotesi che sembrerebbe rafforzata dalle testimonianze di amici e parenti che raccoglievano le confidenze del medico.
“Ha sofferto sicuramente per la situazione clinica del figlio che stava poco bene e questa vicenda lo ha segnato” , ha dichiarato Emilio Bafile, avvocato e amico dell’urologo.
Sgomento, incredulità, profonda tristezza. Un cuore di una piccola comunità che si è fermato, alle porte della periferia Est del Capoluogo, lì dove inizia la frazione di Tempera. Proprio in corrispondenza con il cartello c’è il bivio per accedere alla villa dei Vicentini, luogo della tragedia che ha visto un urologo in pensione da poco uccidere moglie e due figli prima di togliersi la vita.
Non appena si è diffusa la notizia, in tanti si sono ritrovati nei paraggi, per cercare di capire e per dare conforto ai familiari. “Una storia incredibile”, dice un uomo ad alta voce davanti all’auto della polizia posta all’inizio del vialetto. “Mio figlio che vive in California ha letto di questo fatto e mi ha chiamato, io da qui non sapevo nulla – spiega – poi sono andato al bar qui vicino e mi hanno detto tutto quello che sapevano”. “Qui a due passi erano pronti per organizzare un’attività legata alla caccia – commenta Claudio Alfonsetti – naturalmente si è deciso di annullare tutto per rispetto a questa famiglia che tutti conoscevano. Io scherzavo spesso con il figlio Massimo che era milanista. Ogni tanto gli mandavo un messaggio per commentare questa o quella partita”.
Tra i primi ad arrivare alla villa, una volta appreso della tragedia, l’ex consigliere comunale Giustino Masciocco. “Ci
conosciamo tutti qui nella zona – sottolinea – ed era doveroso per me portare un po’ di conforto a tante persone
con cui sono cresciuto. Mi mancano le parole per descrivere quello che è successo, un fatto che non si può spiegare.
Sicuramente la situazione legata alle condizioni del figlio ha influito”. Il cane della famiglia, un pastore tedesco, è stato accudito sin dal pomeriggio nella villa dei Vicentini. Altri cani sarebbero stati dati in affidamento dall’uomo nei giorni scorsi.
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