L’Aquila. Nel cuore dell’Italia, una città ridotta in macerie: è l’Aquila dopo il sisma. Un anno più tardi i suoi abitanti provano a riprendere in mano i fili delle loro vite spezzate, ognuno a modo suo: “L’Aquila grandi speranze” è la fiction Rai che racconta la ricostruzione della città in seguito al terribile terremoto del 6 aprile 2009. Il debutto della serie Tv in sei prime serate su Rai1 è previsto il 16 aprile in occasione dell’anniversario di quell’evento tragico che 10 anni fa sconvolse non solo l’Abruzzo ma l’Italia intera.
Sotto la regia di Marco Risi, si racconta come dopo un anno e mezzo dalla distruzione della città un gruppo di giovani decide di ripartire da zero, riappropriandosi di una parte della zona rossa. Il centro storico, chiuso e inaccessibile fino a quel momento diventa un luogo da cui ricostruire la propria vita mattone dopo mattone. Gli adulti vivono ricordando e dimenticando proprio quel centro storico mentre i ragazzi vogliono vivere il presente e ricominciare. Una storia in cui si rispecchia una generazione che vive i problemi e anche i dolori “post sisma”.
Del cast fanno parte Giorgio Tirabassi, Donatella Finocchiaro, Valentina Lodovini, Luca Barbareschi, Francesca Inaudi, Enrico Ianniello e Carlotta Natoli. Insieme al loro un gruppo di giovanissimi. Le riprese sono state girate a Roma e all’Aquila dentro e fuori le mura della città. Da Piazza San Pietro, dove il Bar Rosy è stato mostrato come una luce tra i palazzi in corso di ricostruzione al Castello Cinquecentesco che ha fatto da cornice a molte riprese. Anche la zona Torrione è stata scelta per alcune riprese da Risi mentre Palazzo Centi, è diventato Palazzo della Prefettura. Le scene che hanno ricostruito gli avvenimenti della notte del 6 aprile sono state girate in via Roio e nei vicoli adiacenti pieni ancora una volta di polvere e macerie.
“Parliamo delle paure rimaste negli adulti, di tutto quello che hanno perso, ma è un film tv in sei puntate che parla del futuro, non a caso i protagonisti sono tutti giovanissimi che guardano al domani, con le biciclette si riappropriano del centro storico, la zona rossa, il cuore e disabitato e off-limits de L’Aquila dopo il terremoto che l’ha rasa al suolo, si dividono in bande”.
Il 6 aprile 2009 il terremoto distrugge la città: 309 vittime, più di 1.600 feriti. Danni stimati: oltre 10 miliardi di euro. Marco Risi arriva in tv a 10 anni esatti dal terremoto con una bellissima serie tv tra dolore a 360 grandi ma che getta un ampio sguardo al futuro e alla speranza affidandola un gruppo di caparbi giovanissimi ragazzini che non si arrendono. Mentre la ricostruzione va avanti, L’Aquila- Grandi speranze, la serie in sei puntate coprodotta da Idea Cinema e RaiFiction (scritta da Stefano Grasso), intreccia storie familiari.
“Sono stato a L’Aquila per la prima volta”, ricorda, “nella mia vita un anno e mezzo dopo il terremoto, esattamente quando ha luogo la storia del nostro lungo film. Non conoscevo la città e non sapevo della sua bellezza, potevo soltanto immaginarla: non me ne potevo rendere conto attraversandola a piedi perché era completamente ricoperta dalle impalcature che cercavano di tenerla in piedi come uno scheletro senza muscoli. Quello che mi impressionò fu il silenzio”.
“Sentivo il rumore dei miei passi che attraversavano la zona rossa presidiata da alcune camionette dell’esercito e avevo la percezione assolutamente nuova di essere solo in una città fantasma. Mi dissi: qui devo venire a girare un film! Ma non avevo ancora precisa l’idea di che film avrei voluto girare. L’idea è arrivata cinque anni dopo con questa serie”. Che cosa mi ha convinto di questo progetto? Mi è piaciuta molto l’idea degli adolescenti che scorrazzano di soppiatto nella città proibita cercando di riappropriarsene alla loro maniera”, precisa Risi, “augurandosi addirittura che non cambi, che rimanga così perché solo così può essere esclusivamente loro, il loro territorio di conquista. Mi sono piaciuti gli adulti che cercano di rimettere in piedi i pezzi delle loro coscienze e non soltanto i pezzi della loro città. Mi piacciono i piani che corrono paralleli delle due dimensioni: da una parte gli adulti con i loro guai, dall’altra i loro figli che quegli stessi guai vivono di riflesso ma che si gettano nell’avventura di crescere in una situazione assolutamente unica”.
Risi racconta una storia inserita nella fiction. “Quando facevamo i provini, giravamo per le scuole dell’Aquila e abbiamo conosciuto questi ragazzi meravigliosi che ci hanno raccontato le loro esperienze”, conclude, “uno si ritrovò con una persona che per mettergli le scarpe le mette al contrario, il tallone al posto della punta…”.