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Cina brevetta il suo vaccino da azienda CanSino: prime 2 fasi di sperimentazione su uomo positive, ora quella finale

Giuseppe Maritato di Giuseppe Maritato
18 Agosto 2020
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Il vaccino cinese di CanSino ha ottenuto un brevetto ufficiale a Pechino. E’ uno dei candidati allo stadio più avanzato, con dei buoni dati pubblicati alcune settimane fa sulla rivista medica The Lancet e una sperimentazione di fase tre – quella conclusiva – in corso sia in Cina che in Canada, Russia, Brasile, Cile e Arabia Saudita. L’azienda biotech ha lavorato con l’Accademia militare delle scienze mediche e ha annunciato la somministrazione del vaccino su tutti i soldati dell’Armata Rossa a partire dal 25 giugno. Il vaccino di CanSino usa il metodo del vettore virale, anche detto del “cavallo di Troia”. Un virus della categoria degli adenovirus (quelli che causano il raffreddore) viene reso inoffensivo poi iniettato nell’uomo, dove inizia a infettare le nostre cellule. Al suo interno contiene un frammento di Dna aggiunto in laboratorio, che ordina alle nostre cellule di produrre la proteina spike di Sars-Cov-2: la punta della corona del coronavirus. La spike è innocua per il nostro organismo, ma è sufficiente a stimolare il sistema immunitario, come hanno dimostrato le fasi uno e due delle sperimentazioni di CanSino. La memoria immunitaria immagazzinerà fra i suoi “ricordi” quello della spike. Se e quando entreranno in contatto con Sars-Cov-2, le nostre difese saranno così pronte a scattare in modo efficiente.

L’uso di un adenovirus umano lascia perplessi alcuni: il sistema immunitario li ha incontrati e ne conserva memoria in circa metà degli individui. Le nostre difese potrebbero dunque contrastare l’infezione delle cellule da parte dell’adenovirus, rendendo inefficace il vaccino. Gli Stati Uniti, che sarebbero un ottimo terreno per la sperimentazione perché i suoi cittadini hanno un basso livello di immunità contro l’adenovirus usato da CanSino, non hanno dato il via libera alla sperimentazione a causa dell’ostilità fra i due governi. Il vaccino oggi è considerato un bene di importanza strategica assoluta. Chi lo otterrà per primo, potrà limitare i danni della pandemia e riavviare la vita economica e sociale del paese. Per ovviare al problema dell’immunità da adenovirus, il vaccino di Oxford e quello di Johnson&Johnson ne usano uno proveniente dello scimpanzé, a noi sconosciuto. L’azienda italiana ReiThera si è orientata invece verso un adenovirus dei gorilla. Ma ci si attende che nessuno dei circa 200 vaccini allo studio (una decina in sperimentazione sull’uomo) offra una protezione al 100% dal contagio, se non dai sintomi. La messa a punto di tante strategie diverse viene considerata un punto di forza della nostra lotta contro l’epidemia. Il brevetto, secondo un reportage della televisione nazionale cinese Cctv, permetterà la produzione del vaccino su larga scala. Secondo l’azienda che ha sede a Tianjin, che ha registrato un grosso balzo in borsa (sul mercato di Hong Kong il valore delle sue azioni è triplicato dall’inizio dell’anno), è “un’ulteriore prova della sua efficacia e sicurezza”. La Cina spinge molto per accelerare la sperimentazione.

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Oltre a CanSino, Pechino ha in corso un’altra sperimentazione nelle fasi finali sull’uomo, con il candidato prodotto dall’azienda Sinovac. A differenza del vaccino annunciato dal presidente russo Vladimir Putin la settimana scorsa, chiamato Sputnik V e dato come pronto all’uso generale nella popolazione, i ricercatori cinesi hanno pubblicato i loro dati su riviste scientifiche qualificate. Ma il nazionalismo resta un rischio concreto: l’azienda di Tianjin, che in passato ha messo a punto anche un vaccino contro Ebola, non lo ha mai distribuito al di fuori dei suoi confini nazionali.

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