L’Aquila. Prima c’era il semplice porta a porta grazie al quale il candidato riusciva a raggiungere più persone possibile e ad accumulare voti. Poi sono arrivati i manifesti, i volantini e via via le sedi elettorali, le vele e le macchine coperte con le facce dei candidati. E per finire la campagna elettorale è sbarcata sul web. La corsa verso le elezioni regionali 2014 verrà sicuramente ricordata per l’assedio dei candidati sui social network e su ogni mezzo di comunicazione virtuale. Il sistema sta cambiando e ormai le comunicazioni di piazza si sono spostate sulla rete. Che fare allora in tempo di elezioni? Meglio abbandonare lettere e manifesti e trasferire tutto sul web. E così al posto dei comizi sono arrivati lunghi post su Facebook o frecciate contro l’avversario su Twitter, dove la sintesi è la parola d’ordine. Ogni passo, ogni incontro, ogni stretta di mano viene documentata con foto e “selfie” sui social dove i fan crescono non sempre di pari passo con il numero dei consensi raccolti dai sostenitori. Il primo candidato a sbarcare sul web è stato il candidato alla carica di presidente, Gianni Chiodi, che ha iniziato tardi rispetto a molti suoi coetanei, ma poi ha recuperato subito condividendo canzoni, foto con giovani e belle donne, scatti di incontri e addirittura commenti di notizie del giorno. Poi è arrivato subito l’altro candidato alla presidenza Luciano D’Alfonso che però si limita a raccontare le sue giornate pre elettorali con foto degli incontri e agenda degli appuntamenti. Più personale il rapporto di Maurizio Acerbo, candidato alla presidenza dell’Abruzzo, che continua a comunicare virtualmente con il suo profilo commentando i fatti del giorno e condividendo di tanto in tanto il suo simbolo. Aggiornatissima e ricca di informazioni su appuntamenti ed eventi il profilo di Sara Mercozzi, in corsa per la poltrona da presidente. Anche lei usa in modo personale i social, ma ha aperto anche una pagina utilizzata anche dai suoi collaboratori. Oltre ai candidati c’è poi l’esercito degli oltre 500 candidati alla carica di consigliere. Almeno il 70 per cento ha un collegamento virtuale con i propri elettori non solo attraverso i social, ma anche con siti internet creati ad hoc, spot e hashtag. Un investimento non indifferente che però il 26 maggio rischia di andare a finire nell’archeologia virtuale. Non è escluso che, però, qualche politico possa continuare ad alimentarlo evitando così di generare orfani virtuali scontenti e soprattutto pronti a contestarli sui social proprio come fanno quelli reali nelle piazze.