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Inchiesta Ato: la sentenza slitta al 6 giugno a causa dello sciopero degli avvocati

Redazione Centrale di Redazione Centrale
24 Maggio 2016
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Pescara. Slitta al 6 giugno la sentenza del Tribunale di Pescara relativa al processo sul cosiddetto “partito dell’acqua” che si sarebbe creato in Abruzzo nell’ambito dell’Ato numero 4 pescarese. L’udienza di oggi e’ stata, infatti, rinviata per lo sciopero nazionale degli avvocati penalisti indetto per tre giorni, da oggi a giovedi’, dall’Unione delle Camere Penali per protestare contro l’ipotesi di ampliamento dei termini di prescrizione e del ricorso delle videoconferenza nei processi. Il procedimento conta 11 imputati, tra cui l’ex presidente dell’Ato Giorgio D’Ambrosio; tribunale13il prof. Luigi Panzone; l’ex sindaco di Montesilvano (Pescara) Pasquale Cordoma, l’ex sindaco di Francavilla (Chieti) Roberto Angelucci. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di peculato, corruzione, abuso d’ufficio, falsita’ materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsita’ ideologica, distruzione di documenti, truffa ai danni dello Stato e in violazione dell’articolo 97 della Costituzione. I fatti si riferiscono al periodo tra il 2003 e il mese di dicembre 2007. Nel mirino della procura un utilizzo improprio delle risorse economiche e strutturali dell’Ato per fini propri. Nell’udienza dell’8 marzo scorso il pm, Barbara Del Bono, ha chiesto, per sette degli undici imputati, una condanna pari complessivamente a 20 anni e 9 mesi di reclusione. Nello specifico, l’accusa ha chiesto sei anni per D’Ambrosio; cinque anni per il prof. Luigi Panzone; quattro anni e tre mesi per il dirigente Ato Nino Pagano; un anno e sei mesi ciascuno per Pasquale Cordoma, Roberto Angelucci e Gabriele Pasqualone, ex componente cda Ato; un anno per il dirigente Ato Alessandro Antonacci. Le richieste di condanna riguardano solo alcuni capi di imputazione perche’ per altri reati il pm ha chiesto il non doversi procedere per intervenuta prescrizione o l’assoluzione perche’ il fatto non sussiste. L’accusa ha, inoltre, chiesto il non doversi procedere per prescrizione nei confronti di Vincenzo Di Giamberardino, ex dipendente Ato; e Fabio Ferrante, dipendente Ato. Per Franco Feliciani, ex componente del cda Ato, ha invece chiesto l’assoluzione perche’ il fatto non sussiste da alcuni reati e la prescrizione per altri. Il pm ha, infine, chiesto l’assoluzione perche’ il fatto non sussiste per l’imprenditore Ercole Cauti.

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