L’Aquila. Innovativi medicinali dall’alto potere, quasi a livello vax. Ma a quanto pare, i nuovi farmaci anti-Covid “non sostituiscono il vaccino”. Sono “strumenti terapeutici importanti così come lo sono gli anticorpi monoclonali”, e “non ho il minimo dubbio che saranno disponibili gratuitamente”. Così il presidente del Consiglio superiore di Sanità e coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, rispondendo a una domanda di Lucia Annunziata a Mezz’ora in più su Rai3, e ricordando il lavoro che sta svolgendo in Italia sugli anticorpi monoclonali Rino Rappuoli (“di cui essere fieri”).
In vista anche l’antivirale della Merck, che presto verrà adottato in Gran Bretagna, e per la quale l’Italia si è già attivata per avere il dossier, e la cura Pfizer di cui l’azienda prevede presto di inviare i dati all’Fda americana. Sul fronte di quello che ha detto Peter Doshi, docente di Servizi sanitari farmaceutici ed esperto di sperimentazioni cliniche all’Università del Maryland, negli Stati Uniti, di cui si è occupato anche Report, che ritiene insufficienti i dati Pfizer su cui è basata la terza dose, Locatelli ha risposto che “il dimensionamento campionario degli studi è stato fatto nella maniera più adeguata per riscontrare eventuali segnali di allerta sul profilo di sicurezza per avere evidenza dell’efficacia”.
Mentre in linea generale sul dissenso alla scienza e ai vaccini in Italia “è un problema”, dice Locatelli, “che non nasce solo dalla pandemia, che lo può avere esasperato e accelerato. Che ci fosse scarsa cultura delle vaccinazioni che permeava il Paese era evidente fin da prima. Il ministro Lorenzin dovette introdurre l’obbligo vaccinale perché i casi morbillo erano diventati più alti di tutta Europa dopo quelli della Romania perché c’era una assoluta resistenza ai vaccini incomprensibile”.