L’Aquila. Salvare il Servizio Sanitario pubblico e nazionale. È questa la parola d’ordine con la quale la FNOMCeO (la federazione degli Ordini dei medici) e le organizzazioni sindacali dei medici dipendenti e convenzionati, dei veterinari, dei dirigenti sanitari, dei medici in formazione annunciano alla Conferenza delle Regioni e delle province autonome ed al Governo e al ministro che verrà, l’avvio di una mobilitazione in difesa della Sanità pubblica, del loro ruolo e delle condizioni del loro lavoro.
Il ridimensionamento dell’intervento pubblico, la china avviata verso la privatizzazione, la carenza strutturale di personale, dipendente e convenzionato, il peggioramento delle condizioni di lavoro con le fughe conseguenti, il trionfo della burocrazia e della “medicina di carta”, si legge in una nota congiunta, “mettono a rischio la sopravvivenza stessa del servizio sanitario. Eppure, anche in questa campagna elettorale nessun partito ne ha fatto un tema centrale della propria proposta politica, limitandosi ad interventi frammentari e promesse fantasiose. Il fatto è che della sanità la politica poco sa e poco si cura di sapere, preferendo ignorare la realtà critica delle cose”. La pandemia, aggiunge la nota, ha agito evidenziando, e accelerando, le contraddizioni strutturali del nostro sistema sanitario, cambiando radicalmente e, forse, definitivamente, lo scenario in cui ci muoviamo. Sono rimaste sul tappeto l’emergenza degli ospedali (con i pronto soccorso allo stremo) e delle cure primarie territoriali.
Le sigle che aderiscono alla mobilitazione sono Anaao-Assomed; Federazione Cimo-Fesmed (Anpo-Ascoti-Cimo-Fesmed); Aaroi-Emac; Fassid (Aipac, Aupi, Simet-Sinafo-Snr); Fp Cgil Medici e Dirigenti Ssn; Fvm Federazione Veterinari e Medici; Uil Fpl Coordinamento nazionale delle aree contrattuali medica, veterinaria, sanitaria; Cisl Medici; Fimmg; Sumai; Fimp; Fnomceo. Ha dato la sua adesione in un’altra nota anche lo Smi. Nell’annunciare la mobilitazione si parla di una “medicina convenzionata burocratizzata e in molti dei punti del Paese assente per errata programmazione, prevenzione primaria e secondaria mai o poco nell’agenda dei processi assistenziali, riducendo l’accesso alle cure di primo livello e creando di conseguenza liste d’attesa che i fondi del PNRR rischiano di non riuscire a risolvere in assenza di un necessario coordinamento”.
I professionisti della sanità annunciano che al centro delle iniziative sono “il diritto alla salute, il valore del nostro lavoro”, e chiedono alla Conferenza delle Regioni e al prossimo Governo risposte, a partire dalla legge di bilancio, in merito alla perdurante latitanza di contratti e convenzioni, con gravi danni organizzativi, economici e previdenziali; livelli retributivi non coerenti con la gravosità e rischiosità del lavoro; assunzioni necessarie a far fronte all’esodo in corso, e a migliorare le condizioni di lavoro nelle strutture sanitarie, ospedaliere e territoriali; recupero di ruolo sociale e professionale; impegno a evitare lo smantellamento del SSN, in atto da oltre 10 anni, le diseguaglianze conseguenti, la privatizzazione della più grande infrastruttura civile e sociale costruita dal nostro Paese.