Pescara. “In questo 25 aprile bisogna riconfermare un dato: che la democrazia in Italia è stata una cosa straordinaria negli anni che ci hanno preceduto, è una cosa straordinaria adesso ma soprattutto sarà una cosa straordinaria per il nostro futuro. Democrazia è per sempre”. Lo ha detto nella giornata della Liberazione il ministro dell’Interno, Marco Minniti, parlando ai sindaci dell’Abruzzo intervenuti a Pescara a un incontro sulla sicurezza organizzato alla Provincia, con il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, e il presidente della Provincia, Antonio Di Marco. Minniti, dopo la tappa nel capoluogo adriatico, ha fatto visita al paese simbolo di questa giornata, Taranta Peligna, in provincia di Chieti, dove si erge il sacrario della Brigata Majella, una cappella costruita su uno sperone roccioso proteso come un balcone sul paese.
La risposta alla minaccia del terrorismo “deve essere all’altezza di prevedere l’ imprevedibile”. Così il ministro dell’Interno ai sindaci “Comprendiamo” afferma “che abbiamo una minaccia mortale come quella del terrorismo e che tuttavia ha via via sviluppato metodiche di attacco che prevedono una capacità di previsione che è molto vicina allo zero”. Ma “una democrazia impaurita è una democrazia più debole e più esposta”. “Oggi guardiamo con favore a quanto è avvenuto in Francia: una democrazia che ha saputo rispondere con le armi della democrazia alla sfida della paura del terrorismo, con quella straordinaria partecipazione al voto, con quasi l’80% di cittadini che sono andati a votare dimostrando che le democrazie sfidate sul terreno delle libertà sanno rispondere con l’assunzione di responsabilità”.
“Siamo uno dei grandi Paesi del mondo che ha sconfitto il terrorismo. L’ha sconfitto non perdendo se stesso, lo ha sconfitto mettendo in campo tutti quanti gli strumenti di una democrazia. E questo è il cuore della questione. Combattere il terrorismo da democrazia”, aggiunge Minniti sottolineando che “questo è il valore della discussione che facciamo oggi, 25 aprile. Quei valori di libertà, tolleranza, rispetto e ascolto reciproco, che sono di straordinaria attualità”. Minniti sottolinea quindi che “c’è bisogno di più intelligence, prevenzione e capacità di indagine”. Ma, dice “se vogliamo prevedere l’imprevedibile l’unica cosa che si può fare è avere il controllo assoluto del territorio. Parola antica ma punto cruciale”.
“Il decreto sulla sicurezza urbana non è una misura di emergenza. È esattamente l’opposto. Come quella sull’immigrazione. Penso che sulla sicurezza e sull’ immigrazione le cose che non funzionano siano quelle decise sul terreno dell’emergenza”. Minniti ha sottolineato che “per garantire un livello più elevato di sicurezza occorre pensare ad un’alleanza strategica tra Stato nazionale e poteri locali”. Il problema, ha proseguito “non è quello di aumentare le pena ma l’effettività della pena”. E in merito alla discussione su poteri troppo forti stabiliti nelle norme si è chiesto: “Chi imbratta un muro può essere richiamato dal questore, su indicazione del sindaco, per rimetterlo a posto. Cosa c’è di illiberale?”. “L’emergenza” ha proseguito il ministro dell’Interno ”dà cattivi consigli, ti porta sempre a misurarti con una cosa che esplode, e tu cerchi di tamponare. Su questi temi noi invece abbiamo bisogno di una visione, di un progetto”. Da qui “l’idea di un rapporto strategico con il territorio, con la Regione, con la Provincia, con i sindaci”, ha spiegato Minniti sottolineando che “questa alleanza ha una ragione di fondo e sta nel fatto che dobbiamo rimettere in moto una revisione del modello di sicurezza del nostro Paese. Un modello che naturalmente ha funzionato negli anni e che tuttavia e va ulteriormente migliorato”. “Se voglio pensare al controllo del territorio non c’è e non ci può essere la stessa politica di sicurezza da Agrigento sino a Bolzano passando per Pescara”, ha detto. E infine: “Non è un caso che nel decreto la sicurezza venga definita ‘bene comune’, cioè patrimonio di tutti. Sicurezza è libertà”.