L’Aquila. “In occasione della conferenza Stato Regioni del 6 dicembre – in cui improvvisamente si è deciso di discutere del Piano Lupo – manifestiamo la vivissima contrarietà a qualsiasi proposta di poter concedere ‘abbattimenti’ in qualsiasi forma e modalità, oggi come negli anni a venire”. Questo il duro commento delle associazioni associazioni Enpa, Italia Nostra, Lac, Lav e Lipu, che promettono una dura battaglia “con ogni mezzo possibile”. “Una autorizzazione del genere sarebbe del tutto inaccettabile e significherebbe cedere al ricatto di chi, in violazione della legge, ha già crudelmente ucciso, decapitato, impiccato lupi per ottenere proprio una legalizzazione di tali delitti – scrivono le associazioni -. I cittadini, in milioni, hanno già espresso la propria netta contrarietà alle uccisioni, ma queste sono duramente condannate anche dal mondo scientifico – che le ha definite dannose e controproducenti – e anche dalle Regioni stesse, che si sono in passato espresse contro”. “Non si comprende – concludono le ong – perché il Ministro Galletti – il quale continua a non voler coinvolgere né rispondere alle associazioni – voglia investire milioni di euro per contare i lupi, mentre dovrebbe finanziare le misure di prevenzione – vigilanza, guardiania con l’ausilio di cani, recinzioni fisse e mobili – che, se fossero obbligatoriamente applicate, tutelerebbero anche gli animali da allevamento, risolvendo qualsiasi conflitto”.
Il lupo grigio appenninico o lupo italiano è una sottospecie unica al mondo, che si è separata geneticamente dagli altri lupi sin dall’ultima glaciazione. Lo ha dimostrato un gruppo di ricerca internazionale con un’accurata indagine sul DNA di centinaia di esemplari. Lo studio, condotto su lupi provenienti da cinque diverse popolazioni europee, ha dimostrato che quello italiano si distingue in maniera netta da tutti gli altri, sia per quanto riguarda i cromosomi autosomici, ovvero la maggior parte del Dna di un esemplare, sia a livello mitocondriale, cioè il dna ereditato per via materna. Il lupo italiano iniziò a distanziarsi geneticamente dagli altri lupi circa 10mila anni fa, e non, come si pensava, a partire dai secoli scorsi. “A quell’epoca – spiega Romolo Caniglia, genetista e coordinatore dello studio – non si era ancora sviluppata l’agricoltura e l’Homo sapiens presente in Europa era ancora cacciatore-raccoglitore, ma sorprendentemente aveva già addomesticato il lupo dando origine ai primi cani“. Ciò significa che se scomparisse sparirebbe con lui tutta una storia che parte da milioni di anni fa. La sua specie fu protetta dall’isolamento naturale dovuto alle Alpi e al mare, che impedirono per millenni ai nostri lupi di fondersi con altre specie e anzi l’addomesticamento fa sì che anche molti dei nostri cani domestici abbiano questo DNA unico in corpo.