L’Aquila. Scoppia lo scandalo nel progetto Garanzia giovani, finanziato dalla comunità europea e destinato ai giovani abruzzesi tra i 15 e 29 anni che non studiano e non lavorano, per un investimento complessivo di 32 milioni gestiti dalla Regione Abruzzo e destinati all’auto-impiego, al servizio civile, alla mobilità transnazionale ed ai tirocini extracurriculari in azienda. Il probelma sorge proprio in quest’ultimo ambito che quest’anno il progetto vede impegnati 1.700 ragazzi per un investimento di 12,2 milioni di euro. In molti lamentano di non aver ricevuto i 600 euro netti mensili previsti per le 20 ore di lavoro settimanale, lamentando, inoltre, di svolgere mansioni molto poco “professionalizzanti”, come lavare bagni e scrostare pentole. Inoltre, molto lamentano di aver atteso anche 7 mesi prima di essere chiamati, quando il tempo massimo previsto per l’attivazione è stato fissato in 4 mesi, per poi dover cercare da soli un’azienda disposta ad accoglierli, quando all’incontro tra domanda e offerta dovrebbero provvedere i soggetti proponenti, come i Centri per l’impiego e le agenzie internali. La rabbia, la delusione e le denunce dei giovani, senza alcuna garanzia, esplode sul web ed in particolare sulla frequentatissima pagina Facebook ‘‘Garanzia giovani Abruzzo’’, creata da una giovane aspirante tirocinante. In altre regioni il malcontento è uscito dal mondo virtuale ed è sceso in piazza, come è avvenuto nel Lazio la scorsa settimana, quando i tirocinanti, non pagati anche da 6 mesi, hanno protestato fuori dal palazzo della Regione. L’indennità, prevede il progetto, “ove la documentazione relativa al tirocinio sia completa e corretta”, viene corrisposta dall’Inps entro il mese successivo a quello in cui viene richiesta. Si lamenta poi la difficoltà di trovare un interlocutore che in azienda prenda sul serio questi giovani speranzosi, magari degnandoli di un colloquio, che anch’esso dovrebbe essere parte integrante dell’esperienza formativa. Ci sono poi, tra i 20 mila iscritti a Garanzia giovani in Abruzzo, quelli che attendono con trepidazione la chiamata che non arriva, e accusano di scarsa efficienza i “soggetti promotori”, ovvero Agenzie interinali e Centri per l’impiego, pagati per prendersi in carico il giovane, seguirlo passo passo, e soprattutto per “individuare insieme al tirocinante, le strutture aziendali presso cui svolgere il tirocinio”. Ma questo compito, in molti casi, viene svolto con il fai da te dagli stessi aspiranti “tirocinanti”. Intanto Abruzzo lavoro, l’ente regionale che si sta occupando di Garanzia giovani, assicura comunque che, con l’attivazione di 1.700 tirocini, è stato utilizzato tutto il budget a disposizione per la misura, e che a breve arriverà l’autorizzazione del ministero del Lavoro, autorità di gestione nazionale di Garanzia giovani, a utilizzare altre risorse finanziarie, che consentiranno di arrivare a quota 4 mila contatti. Altra segnalazione molto frequente e oggetto di denuncia è il primo approccio con l’azienda ospitante, che non si degna nemmeno di fare un colloquio all’aspirante tirocinante, approccio che pure sarebbe parte integrante dell’esperienza formativa. Si riscontrano, in ultimo, difficoltà non previste per accedere al tirocinio per i requisiti richiesti dalle imprese, ritenuti eccessivi come l’esperienza pregressa nel ruolo che sembra cozzare con le peculiarità del progetto.