L’Aquila. In 24 ore duecentomila profughi sono arrivati in Italia. E diventano due milioni e mezzo gli ucraini fuggiti dal proprio Paese da due settimane invaso dai russi. L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, calcola inoltre altri due milioni di sfollati interni: “milioni di persone costrette a lasciare le loro case da questa guerra senza senso”, commenta. In Italia gli ingressi nelle ultime 24 ore hanno toccato la cifra record di 4.500; il totale sale così a 31.287, donne e bambini in grande maggioranza. “Per l’emergenza rifugiati è fondamentale il terzo settore”, ha sottolineato il presidente del Consiglio Mario Draghi.
I Paesi confinanti, Polonia in testa, sono quelli maggiormente investiti dall’imponente flusso in uscita dal Paese, che si disperde poi in tante nazioni dove i profughi hanno parenti o conoscenti. Anche la Gran Bretagna – dove gli arrivi per ora sono soltanto mille – è pronta a lanciare un piano di assistenza con al centro i cittadini che vorranno aprire le proprie case. In Israele sono giunti invece in 6.200, di cui 2mila ebrei che possono avvalersi immediatamente della ‘Legge del ritorno’ con cui diventeranno cittadini di Israele ed avranno diritto ad aiuti finanziari. Il Paese si prepara a ricevere nel prossimo futuro fino a 50mila persone da Ucraina e Russia.
Per quanto riguarda l’Italia è uscita oggi in Gazzetta Ufficiale la delibera del Consiglio dei ministri che ha dichiarato lo stato di emergenza fino al 31 dicembre in relazione “all’esigenza di assicurare soccorso ed assistenza alla popolazione ucraina sul territorio nazionale”. Il provvedimento assegna ad ordinanze, emanate dal capo del Dipartimento della protezione civile, Fabrizio Curcio, in deroga ad ogni disposizione vigente, “l’organizzazione ed attuazione degli interventi urgenti”.
Per le prime azioni sono stanziati 10 milioni di euro.
Al momento la stragrande maggioranza degli oltre 31mila ucraini arrivati (15.830 donne, 12.676 minori e 2.781 uomini) sono stati assorbiti dalla rete di parenti e conoscenti presenti sul territorio nazionale. Soltanto qualche centinaio di posti degli 8mila attivabili secondo il decreto legge della scorsa settimana sono stati utilizzati. Ma è chiaro che si mantengono i ritmi di 4mila ingressi al giorno (che potrebbero peraltro crescere) il sistema di accoglienza ‘informale’ si saturerà presto, così come anche gli 8mila posti dei Centri di accoglienza straordinari (Cas) e Sistema accoglienza ed integrazione (Sai).
Ecco quindi che alla Protezione civile ed al Viminale, così come alle Regioni, stanno pianificando il recupero di altre soluzioni alloggiative da mettere a disposizione dei profughi.
Tra queste sono stati individuati anche 283 beni sottratti alla criminalità organizzata che potrebbero essere utilizzati dopo le verifiche di idoneità. Ci sono poi pronte anche altre strutture pubbliche e private che erano state indicate già in seguito all’emergenza Coronavirus: hotel, caserme, fabbricati.
Gli ingressi di massa concentrati in pochi giorni hanno determinato un certo ‘spontaneismo’ nell’accoglienza – da privati e da ong – che dovrà comunque essere messo a sistema, anche per rendere possibile le procedure sanitarie e burocratiche: tamponi, vaccini, domande di protezione temporanea.
E ci sono i primi mugugni.
L’Anci ha approvato oggi un ordine del giorno per chiedere alle Regioni “un comportamento uniforme di adozione del modello dell’emergenza, onde evitare situazioni eterogenee e a macchia di leopardo che potrebbero vanificare o indebolire l’efficacia del sistema di accoglienza che storicamente si fonda su un modello diverso da quello individuato nell’ordinanza di Protezione Civile”.
Quest’ultima infatti, “attribuisce ai prefetti e alle Regioni la centralità operativa per fronteggiare l’emergenza, affidando solo in via sussidiaria un ruolo ai sindaci”. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, teme una migrazione “epocale”.
La ministra Lamorgese, avverte, “ad un incontro coi sindaci ha detto che si può ipotizzare di avere 2 rifugiati ogni ucraino che c’è in Italia; ce ne sono 250 mila, immaginate l’impatto. Nella Città metropolitana di Milano ne abbiamo 22mila, quindi potrebbero arrivarne 40 mila”. In tutta Italia potrebbero diventare quindi mezzo milione i profughi. Numeri che per essere gestiti in modo ordinato ed efficiente, necessitano della giusta sinergia tra tutti i soggetti coinvolti nell’accoglienza.