Roma. Un’ora circa. Tanto è durata la telefonata fra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il presidente russo Vladimir Putin. Il colloquio si è svolto a metà pomeriggio.
Sul tavolo i tentativi di mediazione sulla guerra in Ucraina e la questione del gas.
Putin avrebbe aggiornato Draghi sugli sviluppi nei negoziati tra Mosca e Kiev e sulla richiesta della Russia del pagamento in rubli delle forniture di gas, su cui l’Ue ha promesso battaglia.
In mattinata, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio parlando da Berlino aveva detto che il confronto si sarebbe tenuto «nelle prossime ore».
Il 25 marzo scorso, al termine del Consiglio europeo a Bruxelles, Draghi aveva detto: «Noi stiamo cercando la pace, io la sto cercando, veramente, gli altri leader europei, francesi e tedeschi in particolare, la stanno cercando. Hanno avuto, e avrò anche io, colloqui con Putin». La telefonata tra Draghi e il presidente russo arriva dopo che il governo italiano ha dato la sua disponibilità a diventare uno dei garanti della sicurezza dell’Ucraina.
Intanto, è allarme in Europa per le forniture di gas: la Germania ha già annunciato un piano di emergenza, mentre anche l’Unione europea si dice “preparata” a un eventuale stop dei flussi di gas proveniente dalla Russia. I profughi hanno superato il numero di 4 milioni e l’alto rappresentante Onu per i rifugiati si trova in Ucraina per affrontare la situazione. Il governo di Kiev ha chiesto che l’Onu mandi una missione speciale a Chernobyl per scongiurare i rischi di un incidente nella centrale dismessa, e il capo dell’AIEA Rafael Grossi è in missione in una centrale del Sud per approntare un piano d’emergenza in caso di incidenti.