L’Aquila. Un “no” secco alla riforma che abolisce la prescrizione dopo la sentenza di primo grado, fino all’ipotesi, qualora il governo decidesse di andare avanti su questa linea, di presentare una mozione di sfiducia individuale per il ministro della Giustizia, il pentastellato Alfonso Bonafede. Una protesta con gazebo e banchetti in Abruzzo (ieri a Pescara, oggi all’Aquila e a Chieti) avviata da Forza Italia, che in una conferenza stampa che si è svolta all’Aquila alla presenza del coordinatore azzurro, il senatore Nazario Pagano e il coordinatore aquilano, Annalisa Di Stefano, con l’appoggio dell’avvocato Gian Luca Totani, presidente della camera penale e segretario del consiglio nazionale delle camere penali, che hanno esplicitato la propria contrarietà a una riforma definita “illiberale e forcaiola”.
“Abbiamo scelto L’Aquila come luogo simbolo della giustizia abruzzese” ha spiegato Pagano. “La presenza della camera penale è stata suggerita in questa sede dal presidente nazionale, Giandomenico Caiazza, che si sta battendo da mesi contro questo atto di inciviltà giuridica, anche attraverso manifestazioni. Tra queste la ‘maratona oratoria’ a Roma, che è durata molti giorni con un gazebo dinanzi alla suprema corte di cassazione”.
“Il nostro giudizio” continua Pagano “è che siamo al cospetto di una follia giuridica, un abominio, una riforma mostruosa. Non può essere violato il principio costituzionale della ragionevole durata del processo. I nostri padri costituenti stabilirono che un cittadino non può essere sottoposto a un processo tutta la vita. Questa norma è incostituzionale. Esattamente come la riduzione del numero di parlamentari, anch’essa incostituzionale perché dà il colpo di grazia al principio di territorialità: in Abruzzo ci sarà un taglio quasi del 50 per cento. La nostra speranza è riposta in Italia Viva di Matteo Renzi: se voterà contro la riforma non passerà. Dobbiamo lavorare, invece, per accelerare i tempi del processo”.
Pagano ha chiuso con un affondo al Movimento Cinque Stelle: “Oggi non valgono più del 10-12 per cento, nonostante questo tendono a imporre le loro posizioni”.