La settimana di Ferragosto non salverà il turismo italiano, messo in ginocchio dall’emergenza Covid: secondo Confindustria Alberghi, nelle città d’arte è ancora chiuso il 67% degli hotel, nelle località balneari il 17%. Una “catastrofe” che “non può essere curata con i pannicelli caldi intravisti nelle bozze del decreto Agosto” punta il dito Federalberghi, mentre Assoturismo torna a chiede “interventi mirati” a sostegno del settore.
Il prossimo weekend, tradizionalmente abbinato alle partenze, “sta confermando la crisi. Malgrado le strutture aperte non siano neppure al 50% del totale, siamo ben lontani dal tutto esaurito” segnala Confindustria Alberghi. Il monitoraggio dell’associazione “vede una consistente percentuale di strutture chiuse ormai dall’inizio di marzo e che in molti casi non hanno la possibilità di riaprire neanche nell’immediato futuro. Nelle città d’arte è chiuso il 67,3% delle strutture, nelle destinazioni balneari il 17,3% degli alberghi non ha potuto riaprire e in quelle termali il 6% delle realtà ancora ferme”. Tra l’altro “molte aziende che, con coraggio, avevano scelto di riaprire, alla luce di queste settimane e del quadro epidemiologico dei paesi vicini, stanno valutando di chiudere nuovamente”.
La parabola discendente sembra non arrestarsi neanche ad agosto: “Dopo un giugno e un luglio disastrosi sul fronte dell’occupazione delle camere – i pochi alberghi aperti delle città d’arte hanno registrato un tasso di occupazione camere di poco superiore al 10% (-70% sul 2019) – il crollo dei prezzi di vendita su agosto, registrato nel 60% delle strutture aperte, continua a testimoniare la carenza della domanda”. Sul fronte occupazionale, “l’83% delle imprese dichiara di lavorare con un organico ridotto di rispetto a quello dello scorso anno (addirittura nel 30% dei casi con meno della metà del personale del 2019)”. Ricorre agli ammortizzatori sociali oltre il 60% delle aziende e più del 40% dichiara minori assunzioni di personale stagionale. Archiviato un luglio disastroso, con un calo delle presenze del 51% (-76,4% stranieri, -24,5% italiani), percentuale che sale al 67% nei primi sette mesi dell’anno, Federalberghi torna a chiedere al governo “una risposta concreta e tempestiva” e critica come insufficienti le misure contenute nelle bozze del dl Agosto.
“Ad esempio” spiega il presidente, Bernabò Bocca “riservare gli esoneri contributivi alle imprese che cessano del tutto il ricorso alla cassa integrazione, significa non aver capito che l’uscita dal pantano sarà faticosa e graduale: non è realistico pensare che un albergo dall’oggi al domani possa richiamare in servizio tutto il personale. E se sarà confermato l’intendimento di riconoscere gli incentivi unicamente per le assunzioni a tempo indeterminato, saranno escluse tutte le attività stagionali”. E ancora, va corretta la “formulazione della norma sull’Imu, per tener conto delle esigenze delle imprese in affitto” e vanno concesse a bar e ristoranti degli alberghi “le medesime agevolazioni che sono state previste per tutti gli altri pubblici esercizi e per gli agriturismo”.
Per Assoturismo, sono invece “troppo stretti” i parametri individuati per il sostegno alle attività commerciali dei centri storici: “Se per individuare i beneficiari del provvedimento bisognerà fare riferimento al dato relativo alla presenza di turisti stranieri che dovrà essere superiore per almeno cinque volte il numero dei residenti, di fatto si lasciano fuori migliaia di imprese che hanno difficoltà oggettive a riavviare le proprie attività durante la peggiore crisi del settore”.