Pescara. Passa alla Procura di Campobasso l’inchiesta sui falsi pacchi bomba, rinvenuti mercoledì mattina in diverse zone di Pescara, accompagnati da messaggi minatori nei confronti del sostituto procuratore della città adriatica Rosangela Di Stefano. Si tratta di un atto dovuto, previsto dal codice di procedura penale per i casi in cui sia coinvolto un magistrato, in qualità di indagato o – come per Di Stefano – di parte offesa. Nelle prossime ore il fascicolo aperto a Pescara dal sostituto procuratore Salvatore Campochiaro passerà dunque alla procura del capoluogo molisano, che porterà avanti le indagini. Al momento c’è un solo indagato, una 46enne di origini pugliesi da tempo residente a Pescara.
Nel rapporto di polizia, sulla base del quale sono stati perquisiti il suo studio e la sua abitazione, si ipotizzano i reati di procurato allarme, minacce e interruzione di pubblico servizio. Gli inquirenti stanno esaminando il materiale sequestrato, ovvero dei computer e una stampante, in cerca di elementi utili all’indagine. L’analisi delle immagini carpite dal circuito di sorveglianza potrebbero fornire ulteriori spunti utili e rivelare se il presunto autore dei falsi allarme bomba ha agito da solo o con l’aiuto di complici.