L’Aquila. “Siamo fiduciosi che questa situazione possa finire, anche alla luce delle condizioni di salute del nostro assistito, che non sono assolutamente compatibili con il carcere, e della storia del Prof. Di Orio, che non merita un epilogo così inutilmente vessatorio, vista peraltro la pena lieve che gli è stata inflitta”. Così gli avvocati Mauro Catenacci, del foro di Teramo, e Guido Calvi, del foro di Roma, legali dell’ex rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio, da oltre un mese recluso nel carcere romano di Rebibbia per scontare una pena di 2 anni e mezzo di reclusione per induzione indebita nei confronti del suo collega di Ateneo Sergio Tiberti, con il quale in passato aveva buoni rapporti.
L’ex senatore di centrosinistra, 71 anni, è stato arrestato finito a Rebibbia per la recente legge ‘Spazzacorrotti’ che è stata applicata retroattivamente e che per reati del genere prevede l’arresto immediato, dopo il terzo grado di giudizio, anche se la piena è inferiore a quattro anni. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma ha fissato per il prossimo 19 settembre l’udienza per discutere della istanza di scarcerazione e affidamento ai servizi sociali presentata dai due legali.
“Purtroppo, sull’art. 4 bis dell’Ordinamento Penitenziario sta prevalendo, in questo come in altri casi, l’interpretazione più sfavorevole, da noi e da molti altri fin da subito subito contestata e che ha portato la stessa Corte di Cassazione a sollevare un’eccezione di legittimità davanti alla Corte Costituzionale”, continuano i legali, “il nostro assistito è in uno stato di profonda prostrazione anche se, da lottatore quale è sempre stato, non si arrende e continua a tener duro. Come abbiamo fatto con la Procura presso la Corte di Appello di Roma, chiederemo al Tribunale di Sorveglianza, nell’udienza già fissata per il 19 settembre, che per il Prof. Di Orio cessi lo stato di detenzione e che lo stesso venga affidato ai servizi sociali, così come una corretta interpretazione del suddetto art. 4 bis imporrebbe”, concludono Catenacci e Calvi, quest’ultimo ex componente del Csm.