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“Esclusi dal bonus covid, ma non sciopereremo”, i medici del 118 convenzionati protestano in una lettera

Giulia Antenucci di Giulia Antenucci
10 Novembre 2020
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Chieti. I medici del 118 con contratto di convenzione hanno inviato una lettera al presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, all’assessore alla Salute, Nicoletta Verì, e al direttore della Asl Lanciano Vasto Chieti, Thomas Schael, per lamentare la loro esclusione dal bonus Covid. “Oggi più che mai pesa su di noi questa condizione discriminante: ci è stata negata la premialità Covid. A circa 1000 dipendenti della Asl, tra medici, biologi, infermieri, impiegati, è stato riconosciuto un indennizzo per il lavoro in più svolto durante la pandemia. Senza voler sminuire l’operato di ciascuno, pensiamo che in pochi come noi abbiano vissuto sulla propria pelle quanto accaduto e quanto continua ad accadere”.

“Nel primissimo periodo”, recita la lettera, “per proteggerci abbiamo comprato ciò che la Asl non era in grado di fornirci: tute, maschere, visiere, calzari e in mancanza abbiamo anche indossato buste del supermercato. E se qualcuno di noi avesse avuto necessità di osservare la quarantena o, peggio, si fosse ammalato, sarebbe stato tutto a proprie spese, avrebbe dovuto utilizzare i giorni di ferie poiché il nostro contratto non prevede l’assenza dal lavoro per malattia”.

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“Non sciopereremo perché siamo rimasti in pochi e il nostro servizio è troppo importante. Non accetteremo belle parole”, concludono nella lettera, “ma quanto corrisposto alle altre categorie di lavoratori, sapendo che quanto ci spetta verrà devoluto a un’organizzazione umanitaria: non ci stiamo muovendo per soldi, ma per essere risarciti della pesante umiliazione che ci avete inflitto”.

“Fino a 8 anni fa, dopo 5 anni di servizio in convenzione, si aveva il diritto di passare a dipendente; dopo, questo passaggio non c’è più stato e si è quindi verificata una situazione paradossale in cui colleghi che svolgono la stessa attività, pur condividendo gli stessi doveri, non hanno in concreto gli stessi diritti”, chiosa la dottoressa Bernadetta Cibotti, “una disparità di trattamento ingiusta, ingiustificata e soprattutto incomprensibile. E gli ultimi fatti dimostrano proprio un’oggettiva e diversa considerazione”.

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