Il vero dramma, con tutto il rispetto per i problemi dei Paesi occidentali, è la strategia della fame.
E’ comprensibile che gli europei siano preoccupati per i prezzi che aumentano e per la perdita di -0,4 punti percentuali di Pil. Le navi bloccate nel Mar Nero a causa del conflitto potrebbero far raddoppiare, triplicare il prezzo del pane, della pasta e di altri beni primari. Sì, è vero, è un problema e siamo preoccupati.
Questo è umano!
Molte famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese già ora, e molto altre dovranno rinunciare al benessere a cui la società moderna ci ha abituati.
Ma l’egoismo ipertrofico da cui siamo avvolti ci acceca al punto tale che siamo più preoccupati di perdere i nostri privilegi piuttosto che della sorte di quasi dieci milioni di persone di fronte a una imminente carenza fisica di cibo. Significa per loro “morire di fame”.
Questo è disumano!
Circa 25mila persone muoiono ogni giorno per fame. Tre quarti di esse sono bambini al di sotto dei cinque anni. Venti anni fa erano dieci volte di più e si è fatto tanto per combattere la fame nel mondo. Ora in un colpo solo potremmo tornare indietro di vent’anni. Stiamo assistendo a una involuzione sociale, economica e soprattutto umana e non ce ne rendiamo conto presi come siamo dal nostro prodotto interno lordo.