L’Aquila. Un articolo del Corriere della Sera svela il grande giro d’affari della ricostruzione in Abruzzo innescato dal terremoto del 6 aprile 2009. I numeri completi sono stati pubblicati sul sito opendataricostruzione.gssi.it. È un progetto di ricerca del Gran Sasso Science Institute e dell’ateneo dell’Aquila in collaborazione con il Comune, gli uffici speciali per la ricostruzione e ActionAid. L’iniziativa è destinata a fare luce su una delle vicende più discutibili degli ultimi decenni. Il terremoto abruzzese è costato finora alle casse dello stato 6 miliardi 769 milioni 380.326 euro (compresi 27 milioni di donazioni private) a fronte di finanziamenti concessi per 8 miliardi 365 milioni 376.662 euro. Il 9,4%, ossia 628,3 milioni, se ne sono andati solo per le demolizioni e i famosi puntellamenti che venivano affittati per 25 euro a snodo. Somma non troppo distante da quella impegnata per il controverso progetto delle new town costata 810,3 milioni per 4.449 appartamenti, per costo medio unitario di 182 mila euro, più di 2.700 euro al metro quadrato per alloggi di qualità modesta non solo dal punto di vista architettonico.
Difficile, poi, non restare sorpresi davanti al conto degli alberghi per ospitare gli sfollati: 180,8 milioni. La sola emergenza ha assorbito 2 miliardi 35 milioni 548.566 euro, il 30% di quanto materialmente investito soprattutto grazie alla ricostruzione privata. Partita in concreto soltanto nel 2012 grazie al cambiamento di strategia imposto da Barca, che in due mesi ha assunto 300 giovani per gli uffici speciali dove si è cominciato a lavorare pancia a terra. Fatto sta che questa voce ha assorbito a oggi 4 miliardi 397 milioni 311.280 euro, contro finanziamenti concessi per 5 miliardi 155 milioni 778.606.
Qui si apre la nota dolente degli incarichi affidati a professionisti e imprese. Per quanto riguarda i professionisti ci hanno lavorato in 1.807, di cui 562 aquilani: il 31,1% di tutti quanti, ma così abili da accaparrarsi lavori per il 63,2% dell’importo totale. Le imprese sono state 3.348, di cui oltre metà (1.764) abuzzesi. Una di esse, la Nicola Cingolo & Figlio di Teramo, ha gestito 46 interventi per 154,5 milioni. Seguono il Consorzio Di Vincenzo & Strever di San Giovanni Teatino (Chieti) con 116,9 milioni di lavori e il Consorzio Collemaggio costruttori dell’Aquila con 50,3 milioni per 186 progetti. Quanto a numeri, tuttavia, nessuno batte la Sima costruzioni: 250 appalti, per 32,3 milioni.
Mentre Antonello Salvatori, professore di Scienza delle costruzioni all’Università dell’Aquila, ha ricevuto 428 incarichi da privati per la ricostruzione. Parliamo di lavori per 254,6 milioni. E considerando che l’onorario per ingegneri e architetti, terremoto o no, è sempre il 10% dell’importo, fa 25 milioni di parcelle. Come se non bastasse è stato scelto anche per fare l’esame dei danni del sisma in centro Italia. Va detto che neppure qualche suo collega si può lamentare. I primi sei professionisti impegnati nella ricostruzione privata del terremoto in Abruzzo hanno ricevuto complessivamente 1.685 incarichi, una media di 280 ciascuno.
Ma fra la ricostruzione privata e quella pubblica resta un abisso. Per quest’ultima sono stati finora erogati appena 346,5 milioni a fronte di stanziamenti per un miliardo 184 milioni 149.490 euro. Un rapporto del 29,2%, contro l’85,3 della ricostruzione privata. Anche perché dei 999 interventi previsti ne sono stati conclusi solo 323, 252 sono in fase di progetto e 75 di sola programmazione. Il motivo dei ritardi è da imputare alla burocrazia.