Pescara. “Tutto ciò fa propendere per la occasionalità/episodicità dei vari eventi illeciti, frutto più dell’approfittamento della situazione che si era venuta a creare, piuttosto che di un programmatico accordo tra gli imputati”. È il passaggio chiave delle motivazioni della Corte d’Appello di Perugia per il processo bis sulla sanitopoli abruzzese – che vedeva imputati l’ex presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, e altre persone – come riporta il quotidiano regionale ‘Il Centro’. Il 27 settembre 2017 la Corte d’Appello di Perugia aveva assolto Del Turco, “perché il fatto non sussiste”, dal reato di associazione per delinquere dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio questa parte della sentenza dei giudici di secondo grado dell’Aquila. Di conseguenza, i giudici avevano ridotto da quattro anni e due mesi a tre anni e 11 mesi la pena relativa all’accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità, reato già confermato dai Supremi giudici.
Con la stessa motivazione vennero assolti dal reato associativo l’ex consigliere regionale del Pd, Camillo Cesarone, l’ex segretario di Giunta, Lambero Quarta, e gli ex assessori Bernardo Mazzocca e Antonio Boschetti. “È solo risultato – si legge ancora nelle motivazioni – che Angelini (ex patron delle cliniche private abruzzesi e grande accusatore di Del Turco, ndr) aveva effettivamente eseguito varie illecite dazioni a Del Turco, con il concerto di Cesarone, ma non vi è modo di ritenere in positivo che esse furono frutto di un preordinato disegno, sorretto da una organizzazione stabile a tal fine, con identità di programma e piena consapevolezza da parte di tutti gli eventuali partecipi di farne parte”. (